Luther Blissett
TOTÒ, PPEPPINO E LA GUERRA PSICHICA
Materiali dal Luther Blissett Project
AAA edizioni, Udine 1996,
Anti Copyright
INDICE
MITOLOGIE - Il Novecento sotto i piedi
MANIFESTI - Io sono lui come tu sei lui come tu sei me e noi siamo tutti assieme
A Luther Blissett Manifesto, 1995
VOLANTINI - Studenti e situazionauti in lotta
FUMETTI - Il mistero della tavola scomparsa
TEATRO - La rivincita delle macchine desideranti
Santarcangelo '95: la gloriosa aurora di una macchina da guerra
Teatro occupato: programma di intenti
ESOTERISMO - Cagliostro, Poe e Blissett sottoterra
PSICOGEOGRAFIA - Fotti il Pizzardone Astratto
La rabdogeografia come intervento dell'arte nella vita quotidiana
RADIO - Cinque sermoni dell'avanbardo Luther Blissett
CINEMA - Due milioni di ibis mummificati
OMICIDI - Contro l'Identità Unica Imposta
CENTRI SOCIALI - Una molesta proposta & altre pinzellacchere
Flussi di costituzione della soggettività
Luther Blissett decapita un astatua di Henry Moore in solidarietà al Leoncavallo
BEFFE - Storia di un occhio
ICONE - Per una fisiognomica modulare variabile
OSCAR - Blissett contro Blissett
Quale miglior titolo di Totò, Peppino e la guerra psichica per un'antologia di testi di Luther Blissett in lingua italiana? Da oltre vent'anni la fertile presenza delle TV locali popola le nostre notti di brulicanti fantasmi: ad ore antelucane, figure dai contorni sbiaditi o troppo marcati sbucano dagli anfratti del media landscape e si affacciano sul nostro mondo dei sogni tra voci gracchianti, ronzii di sottofondo, graffi, tagli, interferenze, bruschi soprassalti di spots e televendite, numeri in sovraimpressione... barocco brianzolo. I personaggi dei vecchi film in bianco e nero si muovono all'interno di storie più volte frammentate, interrotte, rimixate, viste e riviste ma irriconoscibili, alterate dal fluttuare del contesto. I fondali si destoricizzano e diventano intercambiabili, le epoche si riversano una nell'altra fino ad un'inimmaginabile scarnificazione delle vicende. Quando tutti gli orpelli vengono risucchiati nel gorgo della fruizione distratta, le narrazioni invadono l'Es, somigliano sempre di più ad esperienze primarie... Rimangono solo gli archetipi.
Totò, Peppino e i fuorilegge. Totò, Peppino e le fanatiche. Totò, Peppino e la dolce vita. Totò, Peppino e la malafemmina. Totò e Peppino divisi a Berlino. Miracoli da millesima replica della copia della copia della copia più rovinata, magiche introspezioni da fondo di magazzino, esperienze medianiche dovute alla deperibilità dell'acetato di cellulosa.
Totò e Peppino hanno messo radici nell'immaginario multimediale italiano, perfettamente a loro agio nella società dell'avanspettacolo creata dall'immagine della nostra costituzione materiale. Abitano il paesaggio del mito, sono protagonisti di storie ri-manipolabili, ri-decostruibili, infinitamente replicabili fino a sfiorare il grado zero del significato. Nel corpus delle loro opere sempre più aperte, possiamo trovare tutto ciò che ci serve.
In Totò, Peppino e la malafemmina ci sono due scene celeberrime, ambedue riproposte qualche tempo fa in una serie di spots del Corriere della Sera: quella del "Nojo volevons savoir l'indiriss... Ja?", dove i due parlano un grammelot incomprensibile al Potere, nella fattispecie un ghisa di Milano (Ugo di S. Vittore scrisse che chi si sente ovunque come in un paese straniero è superiore a chi si sente ovunque come a casa propria) e quella - citata da Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere - dove Totò detta a Peppino un vero e proprio manifesto lettrista che avrebbe fatto la gioia di Isidore Isou e Gabriel Pomerand. Arte Postale?
Totò, Peppino e i fuorilegge (forse il mio preferito) si basa su un intreccio che contiene involontarie riflessioni sulla simulazione e la falsificazione, sul travestimento e la truffa, sul possibile uso strumentale delle leggende contemporanee (quella del bandito Ignazio, detto "il Torchio"), sul recupero spettacolare, addirittura sulla moltiplicazione delle identità: è un tripudio di messinscene, lettere false, voci distorte, detournamenti e lusinghe mediatiche in telepresenza. Oltre a ciò, in una delirante conversazione durante un'ancor più delirante cena, Peppino fraintende un cenno di Totò ed evoca involontariamente "Egli", un personaggio del tutto inesistente. Fraintendendo a sua volta, Totò si guarda alle spalle cercando "Egli" nell'angolo della stanza. È in quel momento che Luther Blissett fa la sua s/comparsa nel film.
Già, perché in Italia, paese di continui sconfinamenti e intersezioni tra "underground" e "cultura ufficiale", tra cultura "alta" e cultura "popolare", tra "media intimi" e "media pubblici", la leggenda di Luther si è sviluppata, arricchita e deformata negli stessi anfratti e fenditure dello spettacolo, nelle stesse pieghe e addirittura nelle stesse fasce orarie di palinsesto occupate dai fantasmi di cui sopra. È dunque inevitabile andare a cercare consonanze, analogie, parallelismi, ed è bello forzare le interpretazioni: sfido chiunque a non leggere nella trama del suddetto Totò, Peppino e i fuorilegge un'allegoria del Luther Blissett Project!
Ecco spiegato il titolo del libro (e dell'eventuale film che ne trarremo). Da dandy del bricolage quale sono, utilizzerò ogni possibile materiale e, nella più completa imperturbabilità, sparerò ogni possibile cazzata pur di girare questo no-budget kolossal (un bell'ossimoro!), il film della mia vita. Buona visione.
Luther Blissett