Il diario di Nathan Adler

ovvero: l'omicidio ritual-artistico del Teatro Situazionautico

 

by Luther Blissett*

 

"Ogni esistenza è un evento"

John Dewey - Esperienza e natura

 

Mercoledì 31 gennaio 1996, ore 23.00. Cascata di sangue in si minore. La prima cosa che potevo chiedermi era chi avrebbe messo a disposizione il sangue. Le informazioni le attingevo da Radio Blissett, direttamente dalla voce del Multiplo: il palco scenico era Piazza del Nettuno, la salita sotto la lapide ai caduti di qualche resistenza. Dannatamente macabro e blissettiano. In mezzo a un corridoio di torce gli attori avevano rovesciato il catino pieno di liquido rosso. I rigagnoli se ne erano scesi giù fino a tingere le scarpe nuove di qualche astante appena uscito dal cinema o da McDonald. Un tipo si era voltato verso di me chiedendomi: "Ma cos'è, Luther Blissett?", e io avevo annuito con il poco entusiasmo che mi ispirava la sua faccia. Poi uno degli attori si era venuto a sedere proprio lì davanti e aveva attaccato: "C'era una volta un re, che disse alla regina: "Raccontami una storia", e la regina incominciò: "C'era una volta un re, che disse alla regina: "Raccontami una storia", e la regina incominciò: "C'era una volta un re ecc ecc.

Era un gioco di scatole cinesi, evocativo e snervante, urlato e mormorato con una faccia di bronzo compiacente ("Ma ci fa, o ci è?") che mi fece precipitare a casa, a performance terminata, e cominciare a cercare tracce, indizi, nel mare di libri che raccoglievano polvere sugli scaffali.

Indizio tematico n° 1:

"L'evento creato/vissuto in prima persona rappresenta dunque il disvelamento della differenza, il changing frame collettivo che smaschera l'alienazione tra spettatore e spettacolo. Un evento - come una scritta indecifrabile sul muro - costringe gli "spettatori" a un'attribuzione soggettiva di senso, li trasforma in "attori", in interpreti. Se l'evento riesce a coinvolgerli emozionalmente, l'effetto è ancora maggiore; se riesce a suscitare interesse e stupore, a deviare il percorso abituale del passante, rompe lo spazio urbano, lo riadatta, lo plasma, lo violenta: insomma costringe a viverlo. Il passante non capisce, poiché nessuno vuole spiegare-narrare qualcosa, l'abituale (l'abitudine) viene squarciato ed egli è costretto a reagire in qualche modo (in qualunque modo), a trasformarsi dunque in attore."

Jean Baudrillard - Lo scambio simbolico e la morte

 

Un vecchio trombone francese poteva essermi utile per quella sinfonia, ma ancor più un gruppo di bombaroli situazionisti in agguato da un'eternità dietro la Bibbia a fumetti, sul terzo scaffale:

Indizio tematico n° 2:

"Ognuno di noi definisce un frame, un contesto di persone, luoghi, cose, memorie, relazioni, stati d'animo L'intersecarsi dei vari frames ci dà l'insieme dei rapporti e delle percezioni sociali. In quest'ottica l'effetto farfalla funziona esattamente come nella meterologia: se il frame di alcune persone comincia a ridefinirsi e a popolarsi di eventi-azioni, questo comporterà ripercussioni, anche lievi, sugli altri. Lo spazio è il veicolo privilegiato - perché più diretto - di questa perturbazione ".

The Angry Brigade - 1967/1984 Documents and chronology

 

Le scatole cinesi, il labirinto: come se non bastasse il minotauro che si trovava al centro era Luther. Come dire chiunque. Il re e la regina, come il sole e la luna che non si incontrano mai; il sangue, il fuoco, lo spazio. Era un rito, su questo non c'erano dubbi. Si trattava di capire cosa si stesse celebrando e se da qualche parte sarebbe saltata fuori una vittima sacrificale. Blissett, lo schizofrenico per antonomasia, il killer seriale dell'identità (la propria e quella altrui), aveva tutta l'aria di essere un tipo che non si accontenta di qualche religione consumata sopravvissuta ai cardinali. Blissett era una sacerdotessa pagana che inventava i propri culti e usava la strada come altare. Niente a che vedere con biffiani e bifiani.

Indizio tematico n° 3:

"'Non vi capisco' è la frase dell'uomo arrabbiato. L'indescrivibile, l'ineffabile, l'incomprensibile, suscitano comunemente l'emozione; mentre niente è così freddamente impassibile quanto una spiegazione scientifica".

Charles S. Peirce - Some consequences of four incapacities

 

Mercoledì 14 febbraio 1996, ore 23.30. Barbeque centrale. I due giocano a scacchi seduti sotto le rispettive torri. Il gioco di parole viene spontaneo. Il Teatro Situazionautico ha scelto Piazza di Porta Ravegnana come scenario. Gli scacchi sono candele accese. Poi portano il calderone e ne incendiano il contenuto, mentre un tamburo metallico ritma una danza rituale intorno al fuoco. A turno tutti saltano attraverso le fiamme. C'è un anello di gente e sento ancora il non-nome del Multiplo serpeggiare tra le teste. Rimango abbastanza scosso dall'insieme e penso ancora alla sequenza sangue-fuoco-barbeque, immaginandomi già un pasto sacro antropofago. Ma credo che Durkheim non c'entri niente.

Indizio tematico n° 4:

"Potrei raccontare tanti e tanti episodi simili, ma per l'intanto prendiamo spunto per segnalare alcune questioni chiave. Annetteremo ad esse alcuni consigli utili per la guerra, questa guerra contro il ritmo capitalistico che ai nostri corpi si vuole imporre. Cambieremo in velocità, cambieremo in lentezza: uno scarto, una variazione e lo spazio del Mondo non sarà più lo stesso. Il Teatro Situazionautico, questa rivoluzione, non si fa con l'aggregare; essa è una micro-rivoluzione: attacca, infatti, le molecole del corpo sociale. Non le sta distruggendo, le sta trasformando. Non sta mandando in rovina gli organi del corpo sociale, sta liquidando il sociale in quanto organismo. Organismo fatto di centri e periferie, sistemi di defecazione (spacciodromi, campi nomadi, locali per "diversi") e sistemi di ingurgitazione (carceri, fast-food, scuole, ipermercati)".

Riccardo Paccosi - L'uovo, la candela e la lotta di classe in "Luther Blissett" #3, inverno 1996, Grafton 9 edizioni

 

Giovedì 15 febbraio 1996, ore 23.30. Come direbbe Mr. Jones, alias il Camaleonte, alias il Duca Bianco: il voyeur della distruzione estrema (come bellezza) sta agendo in città ed è pieno di gioia e di amore. Distruzione estrema, come quella delle ex-scuole elementari di via Scandellara, che poche ore prima dell'arrivo delle ruspe per la demolizione diventano lo scenario di Un'elefante a Scandellara. Questa volta Blissett non agisce da solo, una serie di altri avanbardi lo accompagna. Il suo fantasma più che altro aleggia sulla mia testa nella penombra dei locali illuminati a candele, mentre la subsidenza palleggia col mio baricentro. Uccidere il pachiderma, la pesantezza, la gravità, la zavorra del passato, le okkupazioni come cupe-azioni e liberare lo spazio, intrecciare i frames, restare sempre in movimento per non essere mai colpiti. A e B non hanno molta importanza, la vita non si ferma in un punto (in un posto), ciò che conta è il tragitto, il segmento, la navigazione nelle situazioni di transito, un secondo prima che i buldozer radano tutto al suolo. In ogni aula dell'istituto una performance diversa: impossibile essere "spettatori" di tutte, perché avvengono in contemporanea. Trovo molto più facile spostarmi da un ambiente all'altro come se tutto fosse stato approntato per me nella maniera più casuale. Dietro ogni porta, dungeon, cunicolo, muro abbattuto, si svolgono le scene più incredibili. Non distinguo più "noi" (spettatori) da "loro" (teatranti). Poi tutto si trasforma ancora in un rito pagano: al ritmo ossessivo di un arsenale di tamburi, i mangiatori di fuoco si fanno largo tra la gente e innalzano le fiamme fino al soffitto La danza intorno al bracere ardente questa volta mi fa salire i brividi sotto la giacca. Una vera e propria carica di elefanti. Qualcuno mi passa una spranga e mi scopro a percuotere un armadietto di ferro con un'energia che non ho mai sospettato di avere

Venerdì 16 febbraio 1996, ore 2.34. Finisco di inserire gli indizi nel computer. L'ultima sigaretta è già schiacciata nel portacenere, la stanchezza mi bracca da vicino e la faccia che mi rimanderà lo specchio domattina sarà di qualcun altro. La catena di performance seriali sembra dover continuare e sono quasi convinto di trovarmi di fronte al caso più affascinante che mi sia capitato negli ultimi anni. Roba che potrei scriverci un romanzo, o incidere un disco o diventare Luther Blissett. E probabimente mentre spengo il Macintosh qualcuno sta già facendo tutte queste cose

Indizio tematico n° 5:

"Resta il fatto che è l'esigenza pratica più impellente di questa fine millennio, quella di creare eventi in grado di aprire varchi nelle nostre vite, di inscenare una grande performance sul palcoscenico del mondo che possa rendere la nostra esistenza più interessante e cominci a cambiare la percezione della realtà, quindi la realtà stessa".

Luther Blissett - Manifesto per il Network degli Eventi

 

To be continued

 

 

*dalla Associazione Psicogeografica di Bologna