PICARD E DATOHN SU EL-ADREL

ovvero: Lettera aperta di Luther Blissett a Nando Vitale

 

"Il mito che voglio far emergere... è quello del Network tamariano degli eventi [...] La comunità aperta che sorge dal network non è una società liberata post-rivoluzionaria, né tantomeno una classe rivoluzionaria: essa è la rivoluzione in atto, se per rivoluzione intendiamo un'evoluzione impredicibile e sul filo della catastrofe, un gioco del continuo divenire [...] il mito tamariano non ha solo un'importanza strategica di pars destruens: le allegorie che ho usato in questo libro sono fondative, teogoniche, in esse è più importante la pars costruens."

(Luther Blissett, "Mind Invaders", pag.120).

 

 

Caro Nando,

mi sembra che le pagine su Luther Blissett della "Cyberguida" contraddicano la natura (lato sensu) "divulgativa" del tuo pamphlet, natura che invece informa tutti gli altri capitoli. La tua esposizione è criptica perché è basata su un fraintendimento dell'etica dei multiple names (e, come mi accingo a dimostrarti, si tratta di un fraintendimento tutto ideologico).

Una delle storielle sul generale Li Sien-nien riguarda il momento in cui i giapponesi circondarono di sorpresa il suo Quartier Generale ed egli dovette tagliare subito la corda durante la notte. "Alleggerite il vostro bagaglio", ordinò. "Buttate via tutti i libri. Buttate via Marx, buttate via Lenin e Stalin, buttate vie Mao Tse-tung.". Alcuni soldati mormorarono: "Ma dobbiamo portare con noi il nostro marxismo". "Compagni", disse Li, "che cosa significa marxismo in questo momento? Significa proprio che quando occorre darsela a gambe bisogna correre un poco più presto". Così riuscirono a scappare.

Cosa significava "marxismo" per te al momento di affrontare il Luther Blissett Project e i suoi (im)probabili sviluppi? Semplicemente che dovevi fare piazza pulita di tutti i cascami del "postmodernismo d'opposizione" (da Michel Foucault a tutta la melma fighetta post-post-strutturalista).

Il tuo testo è puro "wishful thinking" neo-metafisico, scritto nel solito linguaggio finto-bello degli "intellettuali belli&estremi", tedioso e mistificante nei suoi pernioleggiamenti. Certo, alcune boutades mi sono piaciute, come quella di Blissett "educatore" alla maniera di Schopenauer secondo Nietzsche (ma se "io" sono Schopenauer, allora tu sei Nietzsche... Vola più basso, compagno!). Il problema è che la tua visione del LBP è pesantemente AvANacentrica, vale a dire che confondi Luther Blissett con le ricorrenti "flamewars" scatenatesi su un bbs di Roma (flamewars di cui comunque rivendico ogni virgola), e quindi leggi l'intero fenomeno come una risibile (ancorché rinfrescante) tempesta nel bicchier d'acqua dell'immaginario cyberpunk, vecchia merda di cui a "me" non frega un cazzo.

Da qui l'equivoco più clamoroso: senza tema di metterti al livello (basso, bassissimo) dei vari Quattrocchi, Minicangeli, Blasone e chiunque altro abbia cercato di pontificare su LB dalle pagine culturali di "Liberazione" (massima espressione del "vorrei ma non posso"), tu consideri Blissett "irresponsabile" [1] (mentre ho più volte affermato che occorre fondare un nuovo concetto di "responsabilità", oltre il Diritto, il liberalismo, l'individualismo borghese...). Tant'è: who gives a fuck? Ma poi ti spingi più in là, e arrivi ad elogiare, sia pure di striscio, una presunta "non-fondatività" del pensiero di Blissett! Questo è davvero troppo. Non hai capito una sola riga di "Mind Invaders", lo definisci una specie di enciclopedia portatile del kitsch, del pop, del trash e via petando.

Ora, si dà il caso che il primo capitolo di "Mind Invaders" spieghi in cosa consiste il "linguaggio tamariano", e che tutti i capitoli successivi intendano riecheggiare quel linguaggio (o l'attuale impossibilità di quel linguaggio), fondativo benché anti-identitario, anzi, fondativo proprio perché anti-identitario.

Capisco che la hybris "deterritorializzante" e il pesante fardello di deleuzismi abbiano fuorviato la tua lettura, ma "Mind Invaders" (come gran parte di quanto scritto e fatto da Blissett) ha come perno ruotante il concetto marxiano di "Gemeinwesen" ("essere comune", "essenza comunitaria"), cfr. soprattutto il capitolo intitolato "Impatto imminente". Tutto il LBP è un esperimento sui "prerequisiti del comunismo", prima di tutto sui prerequisiti "comportamentali", quelli che annunciano nella sovversione della vita quotidiana l'emergere dello Homo Gemeinwesen. Che può esserci di più "fondativo" e di più "responsabile"?

Insomma, tutto questo non ha proprio nulla a che vedere con le allucinazioni "cyber" o col pansemiotismo degli Intellettuali belli&estremi (dei quali ti considero il meno peggio, se non altro perché sei senz'altro il meno "bello" e il meno "estremo").

E qui mi fermo, non prima di averti consigliato di dis-intellettualizzarti e depostmodernizzarti. Impara da Li Sien-Nien, che, ben mezzo secolo prima della fine di "Servire il Popolo", già gettava nella monnezza i libri di Mao. Il sub-deleuzismo è l'emmellismo degli anni novanta, uno stalinismo "rizomatico" e "desiderante" di cui tutti vogliono essere il Brandirali. Liberati di tutto questo, esci dal Partito e diventa Luther Blissett.

 

Blissettland, 6 ottobre 1996

 

 

NOTE

1. Sono abituato a vedermi affibbiato quest'epiteto, perfettamente intercambiabile con "goliardico": questo perché, anziché assecondare la sempiterna lotta contro la destra (e per un vago aggiornamento della "democrazia progressiva" di togliattiana infamia), mi è capitato di portare sporadici attacchi "fratricidi" alla compagneria e al suo conformismo. La storia dello stalinismo insegna che questa critica è spesso mischiata o alternata ad una sfilza di finti elogi (cfr. il caso Majakovskij): basti vedere l'atteggiamento schizofrenico tenuto nei miei confronti da Angelo "Sessantotto" Quattrocchi, disperato inseguitore di ogni conformismo "alternativo" (basti dire che si vanta di aver cenato con Guy The Bore): prima mi considera "il nuovo Robin Hood" e infila il "mio" nome dappertutto come la rucola; poi la beffa del falso libro di Hakim Bey gli crolla addosso e diventa l'"ennesima goliardata di Luther Blissett". La disinformazione sul mio conto operata da "Liberazione" non è nemmeno divertente o mitopoietica, è solo squallida: si va dalla recensione apologetica di Minicangeli alle prime cinque righe della quarta di copertina di "Mind Invaders" - ma le avrà lette tutte? - fino alle ultime puttanate di Pino Blasone, personaggio sempre in sintonia con la pochezza dei suoi raccontini scrausi. Per non dire dell'affermazione (sempre di Minicangeli) che il nome multiplo ha "fatto le fortune" della Mondadori: quelli di "Liberazione" sono rimasti gli unici a non sapere che "net.gener@tion" si è rivelato un libro-beffa e che Mondadori ne ha dovuto bloccare la promozione pochi giorni dopo la "mia" rivendicazione! Mi direte: ma che ti frega, chi cazzo lo legge quel giornale? Non importa, è un problema di decenza: io chiedo solo che questi lumpen-intellettuali organici smettano di occuparsi di "me". Per favore, non scrivete più una sola parola sul "mio" conto, lasciate perdere ciò di cui non capite niente. La disinformazione della stampa borghese può essere detournata, è mitopoietica, amplifica il fenomeno; quella della stampa sedicente "operaia" fa solo cadere le braccia.

2. La parola "Gemeinwesen" appare frequentemente nelle opere giovanili di Marx ed è uno dei concetti-chiave dei "Grundrisse". Attraverso l'anti-individualismo radicale di Amadeo Bordiga (della cui "pratica rivoluzionaria dell'anonimato" il LBP è un'escrescenza pop) e gli studi di Jacques Camatte, il concetto è arrivato ad influenzare gli ambienti "radicali" anglosassoni, da "Fifth Estate" al LBP (cfr. Luther Blissett, "From Socialisme ou Barbarie to Communism or Civilization", da TRANSGRESSIONS no.2, Newcastle, agosto '96, e Luther Blissett, "Green Parasite", volantino prodotto a Londra, ottobre '96). Luther sta attualmente scrivendo un lungo testo provvisoriamente intitolato: "Gemeinwesen and Revolutionary Myth - From Marx's "Grundrisse" to the 1990's Multi-use-name Experiments".