27 Jan 2000

Dimitri assolto in appello!

I Bambini di Satana assolti in appello.
Una grande vittoria "postuma" per il LBP bolognese, e una clamorosa, sconquassante Caporetto per la Curia, per il Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette, per il sostituto procuratore Lucia Musti e per il "Resto del Carlino", che dopo aver scritto fandonie per più di quattro anni, e aver calunniato gli imputati in ogni maniera possibile, è costretto a una brusca ritirata, e critica certi comportamenti della stampa come se fossero stati altri ad assumerli e reiterarli! Ad ogni modo per i colpevolisti è la disfatta più completa.
Certo, rimangono i dubbi su cosa sia successo al bimbo, e ho sentito alcuni esprimere grandi perplessità sul mantenimento della patria potestà da parte di una famiglia che, ai primi segni di disagio manifestati dal proprio figlio, non trova di meglio che portarlo dall'esorcista (anzi, da due esorcisti) e poi lo "interroga" in maniera del tutto capziosa e probabilmente traumatizzante, mostrandogli le foto di Dimitri e Bonora apparse sui giornali fino a spingerlo a "riconoscerli".
Cala il sipario su una delle vicende più vergognose della storia giudiziaria repubblicana (e ce ne vuole!), anche se è solo l'inizio della riscossa: Marco Dimitri è ancora coinvolto in decine di inchieste-farsa sparse per la Penisola. Comunque, alla lettura della sentenza abbiamo cantato la Marsigliese.
Un'ultima, curiosa notazione: chi ha seguito i vari processi del Caso Sofri saprà che Alessandro Gamberini è l'avvocato degli imputati, in lotta contro una montatura basata sulle dichiarazioni inverosimili di un finto "pentito". Bene, nel processo ai BdS Gamberini era avvocato di parte civile, difendeva Elisabetta Dozza, la finta "pentita" sulle cui inverosimili dichiarazioni si basava la montatura. Com'è strano il mondo, eh?

 


Da "Il Resto del Carlino", 27 gennaio 2000, ediz. naz., pag.9:

LE ATROCITÀ DELLA SETTA? MAI ESISTITE

Bologna, assolti anche in appello i "Bambini di Satana", ora Dimitri vuole il risarcimento

di Nicoletta Rossi

BOLOGNA - Sono passati quattro anni. E non è successo niente. Quattro anni di fiumi di inchiostro di giornalisti e magistrati, quattro anni di trasmissioni televisive sempre uguali, persino quattro anni di polemiche. I Bambini di Satana sono innocenti. Non ci sono mai stati riti con sacrifici umani. Mai stupri di gruppo. Mai pozioni misteriose somministrate alle vittime.
Innocenti. Anche la Corte d'Appello, come già due anni e mezzo fa il Tribunale, ha ritenuto che gli accoliti di Marco Dimitri, inventore e fondatore della setta 'dark' che ha fatto inserire Bologna nel triangolo delle città magiche, non furono mai responsabili delle atrocità di cui erano accusati. Vale a dire lo stupro di gruppo di Elisabetta, una ragazzina di quindici anni, affiliata alla setta e poi pentita, e varie violenze seccuali su un bimbo di due anni e mezzo. Ma anche un corollario di altre inverosimili atrocità, che andavano dall'aver girato per Bologna per giorni con un furgoncino carico del cadavere di una vercchia, all'aver ucciso e bruciato, per propiziarsi Belzebù, un extracomunitario. Per non parlare poi del coinvolgimento nella setta di un nobile bolognese, degnissima persona, e di un altrettanto celeberrimo imprenditore di Budrio. Assolti, dunque, "perché il fatto non sussiste", Marco Dimitri e il suo ex "numero due" Piergiorgio Bonora, un ragazzo che ora è uscito del tutto dalla setta, si è sposato e sta per diventare padre, e gli ex adepti Cristina Bagnolini, Emanuela Ferrari e Damiano Berto. E assolto anche Rino Luongo, l'ex fidanzato della "pentita", che anche ieri pomeriggio, durante l'attesa per la lettura della sentenza, continuava a ripetere che "tutte le invenzioni di Elisabetta nascono dal fatto che io dopo quattro mesi l'avevo lasciata e lei si voleva vendicare".
Due donne le protagoniste in toga della vicenda. Prima il pubblico ministero Lucia Musti, incrollabile sulla pericolosità della setta di cui era diventata la grande accusatrice. Poi, in apello, il Pg Eleonora De Marco che aveva chiesto l'assoluzione per gli imputati, dicendo però esplicitamente che per lei, se Elisabetta Dozza era una testimone del tutto inaffidabile, molto più credibile era invece il bimbo, seguito da una famiglia attenta e per bene. Tesi che la Corte d'Appello ha accolto in pieno, riformando il primo verdetto, solo per quello che riguarda gli episodi del bambino, con la formula che rimpiazza la vecchia insufficienza di prove.
Marco Dimitri, forse perché non ha molto altro da fare [già, infatti non trova lavoro perché il Carlino lo ha trasformato in mostro da prima pagina!], e Rino Luongo, che invece lavora come magazziniere, neanche per l'appello si sono persi un'udienza, ligi come cittadini modello. "Questa è una sconfitta per chi voleva fare di me un mostro", ha commentato Dimitri dopo la nuova assoluzione. [Io ero presente, e Dimitri in realtà ha detto:
"Questa è una sconfitta per il Carlino", ma tant'è...]. E gli avvocati da sempre impegnati nella difesa della setta (Nicola Chirco, Guido Clausi Schettini, Roberto Bellogi e Carla Mei) hanno annunciato che ora chiederanno i danni per l'ingiusta detenzione. Perché Dimitri, Bonora e Luongo, nel frattempo, si sono fatti anche un anno di carcere [sì, durante il quale il Carlino continuò a dipingere Lucia Musti come una paladina della Fede!].

 


[Box:] LA GRANDE ACCUSATRICE ORA FA LA PORNOSTAR

Elisabetta Dozza, fu lei a raccontare di stupri e omicidi

BOLOGNA - Era la grande accusatrice dei satanisti. Ora diventata maggiorenne, fa la modella. O meglio, la soft-pornostar, [Beh, non proprio soft... Ecco la pubblicità di "Bologna: Satana a Luci Rosse 2": "In una pausa dei suoi molteplici impegni giudiziari, la superteste al processo contro i satanisti di Bologna si esibisce in spettacolari pompe e inculate mozzafiato"... Niente di male, ma vorrei ricordare che nei giorni del primo processo il Carlino la presentava come una nuova santa Maria Goretti...], pescando a piene mani dal suo passato di adepta e arricchendo le sue prestazioni di teschi, drappi neri e tutta la paccottiglia satanico-kitsch che si può immaginare. Compare sui giornali del settore, ha girato un video. Quando, nel novembre del '95, Elisabetta Dozza iniziò a parlare di riti satanici coi carabinieri, era una quindicenne grassottella e poco attraente. Due anni dopo, al processo, il brutto anatroccolo si era trasformato in una diciottenne filiforme e alla moda, ben consapevole di essere la star del momento.
Non viveva in una famiglia felice Elisabetta e forse colse la palla al balzo: più raccontava e più, dal suo punto di vista, otteneva. Le concessero di andare a vivere in un'altra casa, la mandarono per un'estate a Londra a studiare inglese, la vacanza che una ragazzina del suo ceto sociale non si sarebbe mai potuta permettere.
Ha esagerato Elisabetta, mischiando mese dopo mese verità a fantasia, fino ad inficiare del tutto un racconto che, all'inizio, poteva avere qualche credibilità [ma quando mai?]. È stata troppo creduta, forse persino troppo coccolata, è la tesi del Pg De Marco. E forse è la verità.

(Ni. Ro.)