Da "La Repubblica on-line", 6 giugno 1998

A Firenze il primo meeting di "pirati informatici" italiani cerca nuovi percorsi di espressione nella Rete

Hacker.it, la libertà di "smanettare"

 

di Claudio Gerino

FIRENZE - Luther Blissett si aggira negli spazi grigi del Centro sociale occupato di via Giannotti, una lunga strada alla periferia sud di Firenze. Attraversa la "sala navigazione", dove decine di giovani "antagonisti" si accalcano intorno ai computer disponibili per surfare sulla Rete, imparare i trucchi degli esperti navigatori di Internet, scoprire, nelle pieghe della ragnatela, siti sconosciuti ai più. Poi irrompe nell'Atrio Astronave, nell'area delle esposizioni e quindi sale sull'Astronave stessa, il capannone, quasi un residuo di archeologia industriale, dove si svolgono i concerti e le performance. Butta uno sguardo attento nella sala cinema, nella babele di corsi, seminari, dibattiti a tre, a cinque, a dieci che s'intrecciano, che diventano workshop e poi si sciolgono nel confronto continuo di tesi, antitesi, proposte e idee.

Infine, Luther Blissett si ferma al bar al piano terra della palazzina all'ingresso. Nessuno l'ha riconosciuto, perché nessuno sa chi è. Nessuno lo saluta, perché tutti si salutano, si ritrovano, si conoscono e si riconoscono. Eppure, Luther Blissett è la vera anima del primo "Hacker meeting italiano" in corso fino a domenica qui a Firenze. "Hacker", un termine che evoca scenari apocalittici di "pirati dei computer". Ma l'"Hackmeeting98" non è un raduno di criminali informatici. È un raduno di giovani e meno giovani che dell'informatica e della telematica intendono esaltare la parte libertaria, la funzione di comunicazione orizzontale dell'informazione; che vogliono, forse con un po' di sana utopia, costruire un'alternativa mondiale alla globalizzazione, allo strapotere di multinazionali, vogliono svincolarsi da un controllo che sentono oppressivo da parte dei governi locali e che nella ragnatela hanno scoperto e costruito un mondo tutto loro, con luci e anche ombre, con zone grigie ai confini di legalità che rifiutano, con zone illuminate da solidarietà internazionale ed umana.

Luther Blissett, l'hacker che non c'è, inventato nella Rete per ridicolizzare chi cerca in Internet i nuovi diavoli, incarna virtualmente lo spirito di questo primo incontro italiano (ma a cui hanno aderito anche organizzazioni spagnole, olandesi, tedesche e americane), questa prima palestra di confronto sugli usi sociali della telematica, sulla libertà dei cittadini elettronici, delle comunità nate sul Web, sul diritto d'espressione e di pensiero. Così, Luther Blissett, per le centinaia e centinaia di ragazzi arrivati al Centro sociale autogestito (che le Coop vorrebbero sgomberare per farne un supermercato) è il vicino sconosciuto con cui parlano in uno dei tanti capannelli che si formano e si liquefanno nell'afa bollente di Firenze, ma è anche Miquel, l'obiettore totale spagnolo che è stato arrestato all'aeroporto di Madrid mentre stava per imbarcarsi per raggiungere il meeting, in quanto ricercato per il suo rifiuto di prestare il servizio militare.

Luther Blissett è l'insieme degli "storici" del mondo multimediale alternativo, Gomma, Raf Valvola, Decoder, Helena Velena (che questa volta non parlerà di cybersex, ma di censura, insieme a Vittorio Baroni, critico rock d'avanguardia) ed è, contemporaneamente, l'insieme delle nuove generazioni di "smanettoni" (termine corretto per la traduzione dall'inglese della parola "hacker"), di quelli che con i computer e con la Rete trovano nuove strade d'espressione. Luther Blissett insegnera ai neofiti della telematica le basi fondamentali e spiegherà ai più esperti nuovi modi per usare i computer e la Rete. Ma l'hacker più famoso e più virtuale che ci sia, si metterà da parte, nelle tre serate del raduno, per lasciar spazio agli spettacoli, alle improvvisazioni, ai concerti elettronici (attesissimo quello degli Iso col batterista Ichiraku Yosimitsu, che usa apparecchiature elettroniche autocostruite e la performance, prevista per domenica sera, del "Synt night", concerto per cento sintetizzatori amplificati e altrettante "interfacce umane").

Sul Centro sociale autogestito non aleggia l'ombra di Mitnick, invocata da qualche mass-media, il pirata informatico (in realtà più pirata telefonico che altro) arrestato negli Stati Uniti dopo una caccia durata molti anni, né quella di oscuri pedofili, mafiosi cybernetizzati o trafficanti di droga abbarbicati come tanti ragni sulla Rete, ma forse quella molto meno inquietante e sicuramente più liberatoria dell'anonimo anarchico fotografato con i ferri ai polsi e tenuto per le braccia da due gendarmi, nei primi anni del secolo, che ride a squarciagola. "Una risata vi seppellirà".

Solo domenica, quando le luci del Centro sociale autogestito si spegneranno sugli ultimi Blissett tiratardi, quando i 270 gruppi che hanno aderito e realizzato questo raduno lasceranno l'area di viale Giannotti 79, avremo una visione più completa di ciò che è stata questa tre giorni di dibattito, studio, spettacolo, gioco, confronto, ricerca degli hacker italiani. Sapremo se da questa kermesse confusionaria e colorata, stravaccata dal caldo e dal lungo viaggio fatto dalla maggior parte dei partecipanti, verranno fuori proposte e idee nuove per la comunicazione elettronica, per la difesa di libertà e privacy di tutti. O se, invece, sarà solo un episodico momento di confronto-incontro tra giovani che nella telematica cercano un loro modo di essere, di vivere e di mischiarsi.

Per ora, l'invito è quello di guardare, senza pregiudizi, a quanto stanno facendo i mille Blissett in quel complesso industriale semiabbandonato, al loro modo di esprimersi, alla loro capacità di far festa e di arrabbiarsi. Seguendoli, in questo percorso ancora sconosciuto, nei seminari e nei workshop, negli spettacoli e nelle improvvisazioni, e per chi non potrà essere a Firenze, nella chat su Irc e dalle pagine Web costruite con cura e inventiva da tre webmaster "geniali". Perché il bimbo in giacca e cravatta, la smorfia dipinta sul volto che tiene in mano il logo di "Hackmeeting98", siamo un po' tutti noi, arrabbiati e allo stesso tempo indifesi di fronte alle mille intromissioni nella nostra privacy, alle mille limitazioni alla nostra libertà d'espressione, adulti forti e allo stesso tempo bambini bisognosi di certezze e di una risata.