I QUINDICI DI MODENA

Un'altra tappa della vandea contro i "pedofili-satanisti"

di Luther Blissett, febbraio 1999

 

 

"Dei bambini non sappiamo niente"

Simona Vinci

 

Dal 1997, nella bassa modenese (con epicentro Mirandola), si sta dipanando una vicenda giudiziaria per molti versi analoga a quella che ha visto coinvolti i Bambini di Satana, ma, se possibile, ancor più grottesca e assurda. Questa volta non è chiamata in causa direttamente una setta satanica, ma il diavolo c'entra comunque e i pubblici ministeri si avvalgono ancora di "super-testi" d'eccezione. Il primo troncone d'inchiesta (1997) ha preso le mosse dalle dichiarazioni di un bambino, che ha cominciato a rovesciare una valanga di "rivelazioni" scottanti sulla sua partecipazione a riti satanici, a cui sarebbe stato accompagnato dai parenti e in cui avrebbe subito violenza, insieme ad altri minori. A suo tempo il pm Andrea Claudiani ha aperto un'inchiesta che ha portato in carcere sette persone. I media locali ci sono andati a nozze, con risultati prevedibili. Una madre, sommersa dalla gravità dei crimini contestati e dalla diffamazione a mezzo stampa, si è uccisa in prigione.

Un anno dopo (1998), nuove rivelazioni del bimbo, "suffragate" questa volta da quelle di una bambina (già allontanata dalla famiglia e posta sotto la tutela dei servizi sociali, per aver manifestato disturbi della personalità), che ha chiamato in causa gli zii e il nonno, affermando di essere stata ripetutamente portata nottetempo in un cimitero e - insieme ai quattro cuginetti - di aver subito violenze sessuali da parte degli adulti, travestiti da diavoli. Claudiani ha riaperto l'inchiesta. Gli adulti coinvolti sono diventati quindici. Si è così innescata una reazione a catena che ha visto altri minori "vuotare il sacco", coinvolgendo i parenti: i super-testi sono diventati dieci.

La stampa ha celebrato nuove nozze. Su "La Repubblica" di venerdì 13 novembre 1998, l'inviato Luigi Spezia ci offriva una vera e propria lezione di scorrettezza giornalistica:

 

VIOLENTATI TRA I VIALI DEL CIMITERO

Modena, vestiti da diavoli stupravano i propri figli

I costumi neri da diavoli li indossavano il padre, lo zio o un amico di famiglia. Canti bislacchi al demonio e fredde lapidi come scenografia per violentare bambini e bambine. Orrorifici cortei di venti, trenta pedofili inscenati nei vialetti dei cimiteri della Bassa modenese, per sciogliersi in orge senza limiti, per distruggere l'infanzia dei propri figli o dei figli dei propri conoscenti. Bambini di sette, otto, dieci anni [...] filmati mentre erano costretti ad avere contatti "erotici" tra di loro, nelle case e nelle buie cappelle mortuarie. [...] sequestrate videocassette con scene di violenza su bambini. [...] Una bambina rischia di non potere avere figli per i danni fisici che le hanno procurato "i grandi che ci chiamavano figli del demonio".

 

Alla faccia della presunzione d'innocenza! A lato, nella stessa pagina, Spezia riportava stralci dei verbali delle presunte vittime.

"Mi hanno spaventato quando hanno detto che sarei bruciato all'inferno... avevano fatto un funerale ai bambini... io e altri tre bambini siamo stati chiusi ognuno in una cassa che aveva una croce sopra. Abbiamo pianto perché all'interno delle casse era buio e non si riusciva a uscire [...]. Solo il bambino più piccolo non piangeva perché non capiva... siamo stati trasformati in figli del diavolo". Sono alcuni brani di un verbale delle dichiarazioni rese alla psicologa dell'Ausl di Mirandola da un bambino vittima dei "pedofili-satanisti". Brani che, nonostante le iniziali perplessità, hanno indotto il pm Andrea Claudiani a aprire la seconda inchiesta che ha registrato i sette arresti di ieri. Il bambino, dopo essere stato sottratto alla famiglia di Mirandola, ha raccontato che i grandi gli avevano detto: "il diavolo sta in cielo e prende tutto il fuoco". [...] Ai riti, secondo le parole del piccolo "era presente il sindaco con la tunica". [...]."

 

Inutile dire che ciò che non è falso è quanto meno inesatto. Non è stato ritrovata alcuna videocassetta che riproducesse le orge pedofile di cui sopra. Si tratta di semplici film porno acquistabili in qualunque video-shop. La bambina non riporta danni fisici irreparabili. Non ci sono prove materiali che possano confermare le dichiarazioni dei bimbi, se non quelle che gli inquirenti leggono *per forza* come tali, influenzati dal clima che è stato creato nei mesi precedenti. Le ricostruzioni ambientali fatte dalla bambina non coincidono affatto con i luoghi reali in cui avrebbero potuto svolgersi gli abusi rituali satanici (a meno di non forzare le sue dichiarazioni trasformando un "viale" in una "collina" o un "filare di alberi al lato della strada" in un "bosco"). Anche le identificazioni degli imputati lasciano quanto meno a desiderare ("l'uomo alto con i baffi" nelle dichiarazioni della piccola, viene identificato nel nonno di un metro e cinquanta che i baffi in vita sua non li ha mai portati). Sui corpi dei bambini non vengono riscontrati segni di violenza, nemmeno un livido, ma la presenza di ragadi e l'assenza di membrana imenea sono di per sé assunte come prove della violenza subita, anche se qualsiasi medico della mutua può confermare che esistono svariate cause possibili per questo genere di "anomalie" fisiche (stitichezza, difetti alla nascita, ecc.).

Infine, nonostante le dichiarazioni del bambino riguardo alla partecipazione ai riti del "sindaco con la tunica", non ci risulta che il primo cittadino di Mirandola sia stato iscritto nel registro degli indagati. Forse gli inquirenti hanno deciso che a questa fantasia non era il caso di credere...

I mass media (TG3) hanno affermato che le testimonianze della super-teste troverebbero conferma in quelle dei cuginetti interrogati dagli assistenti sociali. A questo proposito sorge un'osservazione nel merito: leggendo le dichiarazioni del bambino riportate dai giornali, salta agli occhi almeno una vistosa coincidenza. Sembra che i bambini venissero chiusi dentro delle bare... Ce n'era uno più piccolo che non piangeva perché non capiva... Una sensazione di deja vu? Certo, è la "scena madre" del caso Bambini di Satana, svoltosi pochi mesi prima e a poche miglia di distanza! In quel caso fu inventata la storia del bimbo di pochi anni calato in una bara... Domanda: pensavano forse a questo gli inquirenti mentre interrogavano i bambini?

Un'osservazione di metodo: in seguito alla richiesta di incidente probatorio inoltrata dagli avvocati della difesa, è stata ordinata dal tribunale la perizia neuro-psichiatrica sui bambini (affidata a tre "luminari" rispettivamente di 27, 31 e 35 anni). Ai bambini però non è concesso confrontarsi tra loro, le perizie si tengono separatamente e ai periti di parte della difesa non è consentito assistere. Ancora una volta la parità tra accusa e difesa sparisce sotto i colpi della furia giustizialista.
Mentre scriviamo le indagini sono ancora in corso.

Per affrontare un caso come quello di Modena (e si potrebbe citare quello di Lorenzo Artico), è necessario riferirsi alla letteratura americana sull'argomento (cfr. in particolare D. Nathan, M. Snedeker, *Satan's Silence - Satanic Ritual Abuse and the Making of a Modern American Witch Hunt, Basic Books, New York 1995). L'ignoranza di psichiatri, assistenti sociali, poliziotti e pubblici ministeri è dimostrata dal fatto che considerino una prova schiacciante delle loro teorie accusatorie il fatto che i bambini coinvolti in questi casi confermino l'uno le parole dell'altro, anche quando non si conoscono. Nei paesi dove l'abuso rituale satanico è stato smascherato da un pezzo come leggenda popolare (USA, UK e Olanda), sono ormai parecchi gli studi specialistici che spiegano questo fenomeno. Non si tratta affatto di una coincidenza. I bambini non si conoscono, ma i poliziotti, i pubblici ministeri e (nella "migliore" delle ipotesi) gli assistenti sociali che li interrogano sono gli stessi. Le controinchieste che hanno smascherato i più eclatanti casi americani, hanno dimostrato che spesso gli adulti cercavano una conferma alle proprie fantasie/teorie incredibili, e impostavano le domande in maniera capziosa, o comunque esercitavano un'involontaria pressione psicologica sui minori. Questi erano spinti a cercare l'accondiscendenza dei "grandi" e delle figure autorevoli, dando le risposte che loro si aspettavano, assecondando le loro paranoie, per ottenere in cambio attenzione e protezione. Non per niente quasi sempre si tratta di ragazzini con problemi psicologici e disturbi dell'adattamento: è così nel caso di Modena, era così nel caso Bambini di Satana ed è così nel caso Artico.

Ma anche gli adulti in questione non sono adulti qualsiasi. Trattasi quasi sempre di poliziotti o magistrati (gli assistenti sociali e gli psicologi arrivano dopo, quando le prime "rivelazioni" sono già state messe a verbale e i minori ascoltati... "a dovere"). Inutile far presente che sulle procedure di interrogatorio delle forze dell'ordine ci sarebbe già molto da dire anche senza bambini o ragazzini di mezzo, ma non è difficile immaginare quale tipo di pressione psicologica possa rappresentare per questi ultimi trovarsi in presenza di un ispettore o di un pm.

Di tutto questo stiamo parlando da due anni ormai. E non abbiamo alcuna intenzione di smettere, anche a costo di risultare noiosi. Perché intanto i casi di scorrettezza investigativa e abuso giudiziario in materia di pedofilia e satanismo continuano a spuntare come funghi, favoriti dalle leggi emergenziali che passano in parlamento e dalla ciurmaglia inetta che affolla le redazioni locali e nazionali.

Non è vero che i "garantisti" tacciono, semplicemente non esistono. Siamo noi che dobbiamo parlare. Come abbiamo fatto per Marco Dimitri... come dobbiamo fare per Artico e per i quindici di Modena. Con ogni mezzo a nostra disposizione.

 

(Ringraziamo l'avvocato Giampaolo Verna, difensore degli imputati, per le informazioni forniteci).