Aggiornamento sul caso [patologico] Musti

L'11 giugno si è tenuta al tribunale di Bologna l'udienza preliminare del caso Musti. Nelle cause civili la prima udienza è più che altro una presa d'atto della documentazione presentata dalle parti, insomma un mero scambio di scartoffie. Il *vero* processo inizierà il 14 gennaio 1999. Durante la prima udienza il tribunale ha respinto la richiesta della Castelvecchi Srl. di spostare il processo da Bologna per questioni tanto di opportunità quanto di competenza territoriale. Inoltre, il tribunale - pur con qualche perplessità espressa dalla giudice Montanari - ha accolto la chiamata in causa di Roberto Bui da parte della Castelvecchi. Ci attende un autunno di mobilitazione, benefits etc. Rispetto alle prime fasi della campagna d'informazione, c'è però un cambiamento. Il Luther Blissett Project annuncia che si dedicherà quasi esclusivamente alle questioni di merito (la presunta diffamazione, la riapertura del processo Dimitri, l'offensiva clericale in vista del Giubileo, le nuove emergenze etc.), e lascerà il campo dei cyber-diritti, blue ribbons etc. ai providers e ai gruppi che si occupano principalmente di questi temi. Questo per due motivi:
il primo è che se non ce ne occupiamo noi, abbiamo il timore che non se ne occupi nessuno; il secondo è che, grazie alle reazioni scomposte, frettolose e deliranti dei signori Castelvecchi e Coniglio, si è determinata una situazione paradossale: a livello puramente giudiziario, la linea difensiva di Cybercore e 2mila8 rischia di IMPATTARE con quella di Roberto. L'editore cerca di scaricare interamente la responsabilità del "no copyright" sulle spalle del (presunto) autore. Il "no copyright" è, secondo controparte, una "licenza di uccidere", la causa dell'ingigantirsi a macchia d'olio del danno morale subito dalla Musti (leggi: aumento continuo del numero dei siti che ospitano Lasciate che i bimbi). Morale della favola: la campagna di mirroring rischia di danneggiare ulteriormente Roberto. Repetita iuvant: se gli infami (perché altro non sono) Ca & Co ci avessero almeno avvertiti di quello che stavano per fare, forse avremmo potuto coordinarci meglio, ed evitare tutto questo papocchio.[*]

NOTA BENE: non stiamo assolutamente dicendo che il mirroring deve fermarsi. È ovvio che è anche *nostro* interesse (puramente politico) che il testo continui ad essere replicato ovunque e comunque. Siamo in ballo e dobbiamo ballare (fase Samurai del LBP). Ma è a maggior ragione nostro interesse che la mobilitazione non sia sbilanciata sul lato della difesa della rete, e per questo ci dedicheremo interamente agli altri ambiti. Già al Link di Bologna il 31 maggio scorso e ad HackIt 98 (Firenze) il 6 giugno successivo i nostri interventi si sono concentrati sul problema dell'offensiva cattolica contro le diveristà sessuali/culturali e in genere contro i diritti sociali e civili, sul passaggio degli enunciati "emergenziali" da un piano molare a un piano molecolare etc. Di scritto, per ora, c'è solo un nostro intervento in inglese postato sulla lista Nettime e ad altri nostri contatti ("Satan And The Pedophiles Dance The Techno On The Internet"), ma ci ripromettiamo di buttare giù qualcosa di più esaustivo, anzi, su questi temi scriveremo sicuramente un altro libro.

 

*) Per inciso, va aggiunto che Castelvecchi ci deve ancora i soldi per 'Mind Invaders'. A questo punto, li chiederemo direttamente al curatore fallimentare. Su questa cricca di stronzi vale più che mai quanto disse tempo fa un nostro compagno ad un'iniziativa dell'Associazione Astronauti Autonomi - Bologna:

"Forse abbiamo bisogno di una nuova Grande Narrazione soteriologica. Il postmoderno ha rotto i coglioni. Da quando la sinistra ha rinunciato definitivamente all'idea di rivoluzione/Rivelazione, al "vedere cielo nuovo e terra nuova", il mondo è caduto in preda al più cupo nihilismo passivo. E allora ben vengano gli alieni se ci schiuderanno nuovi orizzonti e se ci libereranno del No Future capitalista, delle false culture alternative, dell'underground e dell'overground con tutte le loro miserie umane e post-umane, degli ex-carabinieri butterati che si riciclano come editori "di tendenza" quando l'unica tendenza di cui siamo testimoni è lo s/fascismo del quotidiano. Ben vengano gli incontri ravvicinati di qualunque tipo, ben venga il contattismo ma non i Contatti (intesi come collana). Qualunque cosa pur di farla finita con tutta quest'agonia, col sado-maso sfiatato e innocuo a misura di fighetto, con l'erotismo che non lo fa drizzare, coi piedi e la loro puzza, le lettere angosciate ai personaggi dei fumetti nazional-popolari, le stiracchiate guide ai de/generi musicali del momento, la Nuova Era che è poi la solita vecchia merda pacificatrice e desistenziale e, last but not least, con l'idraulica dello Stato (leggi: le infiltrazioni), con le spie che ti si canterebbero per un tozzo di pane spalmato di merda, et cetera ad nauseam. Questa deriva ufologica viene oggi registrata e filmata. Qualcuno la sbobinerà. Farà infine parte di un libro. Chi pubblicherà quel libro? Una major o un indipezzente? Ma, a livello di stronzaggine, cambia davvero qualcosa? Forse abbiamo bisogno di una nuova Grande Narrazione soteriologica. La Dea Ragione... I Lumi... Cristo, quanto mi manca tutta quella merda! "Cielo nuovo e terra nuova"... Beh, non sono qui per questo?"

 


Ecco in anteprima il testo che uscirà nell'editoriale "fatti" di RUMORE, numero di luglio-agosto 1998, a firma Vittore Baroni

FATTI

SATANA E I PEDOFILI BALLANO LA TECHNO

di Vittore Baroni

Quando si parla di caccia alle streghe vengono di riflesso alla memoria le liste nere del senatore McCarthy nel secondo dopoguerra, con registi, scrittori e musicisti indagati dai servizi segreti e intere carriere bruciate dal più esile sospetto di "attività anti-americana". Oggi, si suppone, cose di questo genere non potrebbero più succedere. La censura, però, è una bestia dura a morire, sempre pronta a mutare faccia, capace di ripresentarsi più subdola e incattivita che mai laddove, ad esempio, un nuovo mezzo di comunicazione minaccia di ritagliarsi troppe libertà democratiche. Ecco alcuni nudi dati relativi ad un caso recente che dovrebbe farci un po' riflettere.

Nell'ottobre scorso è uscito in libreria Lasciate che i bimbi - Pedofilia: un pretesto per la caccia alle streghe (Castelvecchi) a firma di una nostra vecchia conoscenza, il "nome multiplo" Luther Blissett: un saggio-inchiesta che, proprio mentre vari stati europei sono impegnati in una crociata senza quartiere contro il fenomeno della pornografia infantile, sostiene - suffragato da circostanziati documenti su inesattezze giornalistiche e casi giudiziari fondati su false accuse - come una caccia indiscriminata al pedofilo (o, peggio ancora, al pedofilo satanista, vedi la maxiinchiesta del '96 contro Marco Dimitri e altri affiliati della setta bolognese dei Bambini di Satana, risoltasi con la loro piena assoluzione) possa facilmente trasformarsi in isteria sessuofoba collettiva, ricerca di facili capri espiatori, pretesto per invocare nuove norme repressive che finiscono col limitare le libertà di tutti. Questa la tesi del libro, ben lontano da qualsiasi apologia di reato, ma ciò non ha impedito l'insorgere di complicazioni legali.

Ci ha pensato per primo Aldo Busi, ospite agguerrito di talk-show in tema di pedofilia, querelando l'editore per l'inserimento tra le appendici del volume di un suo articolo tratto da Babilonia, ma la faccenda si è dissolta in una bolla di sapone quando Blissett ha prodotto una autorizzazione autografa di cui lo scrittore si era "dimenticato"...

Di ben più pesanti conseguenze è invece la vertenza aperta a fine aprile da Lucia Musti, ex-Pubblico Ministero nel processo contro i Bambini di Satana che, tardivamente risentita per alcuni (giustificati) giudizi di Blissett non troppo lusinghieri nei suoi confronti, ha querelato per cifre astronomiche non solo editore e autore, ma anche due providers Internet di Bologna-Roma e L'Aquila, rei di aver collocato in rete il testo integrale del libro, "no copyright" come di costume nel caso del LB Project. La Musti si è sentita lesa nell'immagine soprattutto dal fatto che il testo fosse stato messo a disposizione di una platea potenzialmente planetaria qual'è quella della rete: possiamo immaginare la frustrazione di un magistrato, educato al "sequestro" fisico di pubblicazioni incriminate, di fronte all'intangibilità del cyberspazio...

Da semplice processo per diffamazione (gravante ora soprattutto sulle spalle di Roberto Bui, malcapitato "prestanome" per il collettivo Blissett nel contratto editoriale), il "caso Musti" si è quindi trasformato anche in un potenziale attacco liberticida alla regolamentazione della rete in Italia, equiparando la figura del provider a quella di un "direttore responsabile" dei media tradizionali, come se fosse materialmente possibile controllare ogni immagine o scritto che quotidianamente vengono aggiunti o modificati nei siti di migliaia di abbonati. La caccia alle streghe contro il "diverso", persona fisica o mezzo tecnologico non importa, è insomma di nuovo aperta. Le armi in questo caso sono impari, ma proprio la rete offre la possibilità, come hanno fatto gli Zapatisti nel Chiapas, di controbattere il potere costituito con campagne di solidarietà e controinformazione. La mossa successiva del LB Project è stata dunque l'invito, diffuso in rete in diverse lingue, ad "accerchiare gli accerchiatori" rendendo reperibile il libro incriminato non in uno ma in centinaia di siti "specchio": oggi è già possibile leggere o scaricare Lasciate che i bimbi da una ventina di indirizzi Internet sparsi per il mondo (ad esempio www.blissett.com/~blissettcrackdown/, dove potete leggere anche tutti i dettagli sul caso), e la lista è destinata ad allungarsi. In difesa della libertà in rete e per dibattere pubblicamente le implicazioni del "caso Musti", sono stati poi organizzati vari incontri, tra cui quello del 31 maggio al Link di Bologna ("Satana e i pedofili ballano la techno su Internet", con la partecipazione di Blissett, Dimitri, Bifo, Antonio Caronia e altri) e quello del 6 giugno a Firenze nell'ambito del primo grande meeting auto-organizzato di hackers, Hack It 98 ("Censura e rete", relatori Blissett ed Helena Velena).

La libertà di espressione nel cyberspazio è attualmente uno dei temi più caldi dell'universo telematico, e le azioni in difesa di tale libertà non hanno meno rilevanza sociale di quella che ebbero nei '60 le storiche battaglie del Free Speech Movement di Berkeley (vedi www.fsm-a.org/), uno dei cui fondatori, il ricercatore californiano Lee Felsenstein di recente in visita in Italia, non a caso è anche da più di vent'anni fiero paladino dell'informatica accessibile a tutti. Di fine maggio è un flash d'agenzia da Monaco di Baviera, dove un provider Compuserve, dopo lungo e complesso processo, è stato condannato a due anni di carcere con condizionale, quale complice (pur essendone all'oscuro) nella diffusione tramite il suo nodo di materiale porno infantile: una sentenza destinata a costituire uno spinoso precedente giuridico. La sensazione è che da più parti venga fomentato un clima di nuovo oscurantismo, che ha come obiettivo la restrizione delle caratteristiche di orizzontalità e globale apertura intrinseche della rete e che usa come cassa di risonanza i media tradizionali: aspettatevi di continuare a leggere e udire servizi sensazionalistici e tendenziosamente disinformati sulla pericolosità di Internet per i minori, sulla dannosità di un net-surfing prolungato e via dicendo. Come se stare passivamente per ore davanti a una tv fosse meglio che utilizzare uno strumento capace di metterci quasi gratuitamente a disposizione una buona porzione dello scibile umano e in contatto con milioni di persone. Nulla attizza la censura più dell'autodeterminazione della gente comune.