Da Liberazione di Venerdì 2 febbraio 1996 - pag.21

Il nomade Blissett

A colloquio con Luther, il noto terrorista culturale dalle mille personalità

 

di Sergio Mail

Roma. Mi portano in auto, bendato per quasi un ora, fino al luogo in cui incontrerò Luther Blissett. I miei occhi vedono la luce in una cantina ricolma di libri ammuffiti, strani oggetti da tortura (strumenti per il "sesso estremo" mi spiegherà poi Luther) e un computer acceso. Il noto terrorista culturale (o "dissidente cognitivo" come ama definirsi) è finalmente alla portata del mio sguardo e del mio registratore. Lei si gira, è una splendida transessuale bionda e con uno sguardo vissuto mi spiega che questa è la sua residenza da latitante.

È ormai ricercata da mesi per resistenza, oltraggio e adunata sediziosa dopo una festa sul bus notturno numero trenta, finita con un poliziotto che spara in aria, per disperderla. Mi fa ascoltare il nastro della trasmissione Radio Blissett (che andava in onda a Roma su Radio Città Futura e che presto riprenderà, mentre continua quella bolognese su Radio Città del Capo e Radio Kappa Centrale) che rimandava in diretta la festa e mi fa vedere un paio di video dell'evento. Capisco allora che è tutta una montatura ai danni suoi e di un'altra ventina delle sue personalità. Già perché Luther Blissett è un nome multiplo che chiunque può adottare per firmare le proprie azioni di viralismo mediale, destrutturazione politico-ambientale, ma anche semplicemente una cartolina o la presunta presenza ad un dibattito pubblico.

"L'importante è che il nome circoli", il gioco consiste nel portare al collasso la costruzione autoritaria della realtà, "è ora di farla finita con le nicchie della controinformazione".

Ma come è nato tutto ciò? "L'idea nasce a Lubiana, in Slovenia, alla vigilia dell'esplosione della guerra dell'ex-Yugoslavia. Ci ritrovavamo spesso al Bomb Bar un pub che era diventato luogo di ritrovo per le menti più aperte eradicali della scena europea. Musicisti, intellettuali, artisti, elementi della "street culture", ogni tanto capitava anche qualche giocatore di basket. Il conflitto già si respirava nell'aria con tutte le distinzioni e i pregiudizi che venivano dall'essere identificati come serbi, croati, montenegrini, bosniaci o addirittura inglesi o italiani.

Decidemmo una strategia di superamento di tutto ciò, ci venne l'idea di un nome unico che potesse superare tutte le differenze e lasciare libero spazio all'espressione individuale, come quando c'era il compagno Tito. Ed ecco Luther Blissett". E poi? "Poi il conflitto è esploso, alcuni sono tornati alle loro terre d'origine, altri sono praticamente nomadi per il mondo, ognuno a modo suo sta continuando a fare in modo che il nome circoli. Ci teniamo in contatto con la posta e per vie telematiche, ma non esiste alcuna direttiva o piano quinquennale". Cos'è un messaggio ai lettori di Liberazione? "No figurati, ho molto rispetto per la tradizione comunista, d'altronde fu Togliatti il primo a rinunciare al suo nome quando dai microfoni di Radio Mosca incitava alla resistenza col nome di Mario Correnti". E per la "rifondazione"? "Anche.

Ad esempio sono assolutamente d'accordo con la proposta del compagno Bertinotti di una carta dei diritti delle merci, per evitare abusi e sfruttamenti nella produzione e circolazione. Questo però significa attribuire ad ogni merce una sorta di carta d'identità. Ora è assurdo che le merci abbiano una carta d'identità come gli uomini, poiché questo avallerebbe definitivamente il divenire merce dell'uomo. Quindi un'attribuzione di identità alle merci per controllare la società mercantile deve essere necessariamente legata ad una liberazione dall'identità dell'uomo altrimenti non farebbe che rafforzare la società mercantile stessa, che con questa proposta si vuole invece arginare."

Ed ecco Luther Blissett che nel Maggio '95, in un centro sociale sale sul palco interrompendo un concerto dei Sangue Misto: brucia la sua vecchia carta d'identità e invita il pubblico a fare lo stesso. Sembra proprio politica-spettacolo... "Un conto è fare una poltica-spettacolo che è tale poiché sganciata dai problemi reali della gente, un altro se la gente stessa, stufa di questo teatrino che non chiude mai il sipario incomincia a spettacolarizzare i propri problemi demistificando ironicamente questi burattinai".

Il tempo è scaduto, vengo nuovamente bendato e riportato al luogo di incontro col mio aggancio. Dopo avermi dato il terzo numero della rivista mondiale di guerra psichica "Luther Blissett", salutandomi mi dice: "Allora diventi anche tu Luther Blissett?". Gli rispondo d'istinto: "Lo sono già, sono un comunista!".