Titoli di testa de "La Stampa" di venerdì 3 febbraio 1995: "Sarà Prodi l'anti-Berlusconi", "Fiat, la grande svolta. Utile a 1750 miliardi", "L'assalto di radio Blissett". Quest'ultimo, che mi sembra di gran lunga il più interessante, lo riporto integralmente.

 


 

LA STORIA

L'ASSALTO DI RADIO BLISSETT

 

di Gabriele Romagnoli

Bologna - A mezzanotte e ventotto minuti Luther distende sul tavolo la mappa della città e ci posa sopra un pennello nero. A mezzanotte e ventinove saluta i ragazzi che escono dallo scantinato diretti alle automobili, controlla che le linee telefoniche funzionino, sceglie il primo disco e aspetta. A mezzanotte e trenta apre il microfono: "È ancora mercoledì notte a Radio Città del Capo, è ancora Luther Blissett che vi parla. Le pattuglie Luther Blissett sono già lanciate verso le loro derive. Il viaggio psicogeografico è cominciato. Datemi le vostre emozioni per compierlo. Portatemi fuori rotta, fatemi disegnare un tracciato che non avrei mai immaginato e poi seguitemi. Lasciatevi condurre nei cunicoli, lungo le strade, sui muri dei palazzi, aiutatemi a scomporre i quartieri perché non siano più le nostre prigioni, a violentare la città per non essere violentati".

La voce viaggia sopra i tetti di Bologna addormentata. La città che a quest'ora non sogna e non mangia, non studia e non balla, ascolta. Ascoltano gli studenti fuori sede accovacciati nelle loro tane da mezzo milione a posto letto, ascoltano i suonatori di rock da cantina che hanno abbandonato gli strumenti e afferrato le bottiglie, ascoltano gruppi di ragazzi che vanno in giro con la bicicletta e la radiolina incollata all'orecchio per poter raggiungere i luoghi che Luther Blissett indicherà durante il programma. Ascoltano la voce che dice: "Mi collego con la prima pattuglia che ha raggiunto la deriva. Dove siete?" La voce all'altro capo risponde: "Siamo al Fiera District, in uno degli ombelichi di Bologna, qui fra le torri progettate da Kenzo Tange, in questo polmone d'acciaio della città. E da qui vediamo il futuro scorrere, vediamo come diventerà questa zona secondo il progetto dell'architetto Benevolo, con tanti tapis roulant a collegare i diversi palazzi, con la gente che ci cammina su senza più essere padrona nemmeno dei propri passi, rassegnata ai percorsi obbligati, a guardare le architetture svettanti per non guardarsi i piedi". E Luther, dallo studio: "Accendete un falò al centro del Fiera District, metteteci intorno dei cartelli, come se fosse una manifestazione di operai che protestano all'una di notte per bloccare i lavori del cantiere, sprigionate energia sul territorio per fermare il degrado". A volte funzionano anche così, dicono. La settimana scorsa Luther Blissett ha portato un "attacco psichico" al progetto di ristrutturazione della stazione ("torri anche lì, e tre piani, e un centro commerciale") e stanotte annuncia fiero che "all'architetto Bofill è bruciato il plastico nel suo studio". Segna con il pennarello un cerchio nero accanto al Fiera District, uno accanto alla stazione e li congiunge: il viaggio "psicogeografico" è cominciato. Il resto del percorso che le pattuglie compiono è un'interazione tra le suggestioni di Luther e quelle degli ascoltatori. Lui dice:

"Esploriamo i cunicoli sotto la città" e un ingegnere idraulico di 76 anni si collega e per venti minuti dà istruzioni su come muoversi sottoterra. Quando le pattuglie risbucano sono vicine a Piazza Maggiore e un ascoltatore le invita a scandire il nome di Luther Blissett al contrario. Parte il coro e saranno almeno trenta, perché si sono aggregati tutti i randagi della Piazza Grande. Poi di nuovo via, perché Luther ha ricevuto la chiamata di una studentessa ammalata che ha bisogno di medicine e la pattuglia le va a comprare e gliele porta. Più tardi consegneranno 12 pizze alla festa in casa di un docente americano e qualcuno si fermerà lì, quando saranno le due e un quarto e Luther avrà invece una nuova missione per i superstiti: "Raccontatemi le luci della città, quartiere per quartiere". Il piccolo corteo di auto si divide. Telefonano: "Quartiere Bolognina, un dormitorio. Nessuna insegna, tre finestre alzate e, dietro, luci da schermo azzurrino di televisione". "Quartiere Navile, solo le luci agli uffici di banche e finanziarie". "Ci stanno spegnendo - commenta Luther -. Tolgono la corrente alla città di notte, le tolgono tutto, anche le prostitute: ce n'erano centoquaranta sui viali, adesso le hanno ridotte a sessanta e cantano vittoria, le hanno mandate a battere, contagiare e contagiarsi altrove, ma non gliene frega niente, l'importante è che non rovinino l'arredo urbano notturno. Allora ragazzi, andate sui viali, cantate una serenata all'ultima prostituta nigeriana, anche se non capisce le parole è lo stesso, magari fatele ascoltare la radio, metto su una cosa afro".

Tira una riga sulla mappa e arriva a Porta Saragozza. Il disegno è ormai intricato, assomiglia a una stella a otto punte. "Vedi - dice - ogni volta ridisegniamo il mondo di chi ci ascolta e di chi partecipa alle nostre missioni. Una persona media di questa città compie di solito lo stesso tragitto quotidiano disegnando un triangolo in cui il primo vertice è casa sua, il secondo la scuola o il posto di lavoro, il terzo la palestra o un altro luogo che frequenta abitualmente. La conoscenza della città per lui finisce lì. Noi cerchiamo di condurlo altrove, di aprire il suo spazio".

Parla al plurale perché Luther non è lui solo. È un nome collettivo, quello di un progetto underground internazionale basato sulla perdita di identità nominale, per cui chiunque vi partecipi diventa Luther Blissett, che era poi il nome di un calciatore inglese a forma di pantera che indossò la maglia del Milan e divenne famoso perché a porta vuota riusciva a colpire il palo. Con lo stinco. La palla la mandava fuori. Ma è solo un caso di omonimia. Quest'altro Luther Blissett è un non-nome e un non- volto. La sua faccia è la sovrapposizione dei visi di venti ragazzi diversi. La sua storia è l'incrocio delle loro: studenti fuori sede, artisti fuori circuito, cercatori di sensazioni fuori mercato. Invisibili: hanno sospeso la trasmissione piuttosto che farsi riprendere dalla troupe di Chiambretti. Interscambiabili: il Luther che tira le fila del programma e degli spostamenti cambia secondo i tempi e gli umori, così come, secondo i tempi e gli umori, cambiano i luoghi di questa e altre città, dicono loro, enunciando il principio della scienza psicogeografica. Il Luther Blissett di stanotte manda in giro le sue pattuglie a intercettare le ultime persone in circolazione alle tre e venti per condurle al chiostro di Santo Stefano, "perché è lì che vorremmo tutti quanti morire". La scorsa settimana è morta una ragazza del gruppo. Suicida. Si chiamava, anche lei, Luther Blissett. Ed è un modo per morire di meno. Perché, qualunque cosa lei sia diventata, rimane una voce, alle quattro meno un quarto, che copre la musica mentre sfuma e dice: "Anche Luther Blissett se ne va. Cercate l'ultima luce della notte e tenetela accesa per lui, fino alla prossima settimana e al prossimo viaggio, alla prossima identità e alla prossima vita".