Da "Il Sole 24ore ", 27 giugno 1999

Luther Blissett

Divertissement in "Q"

di Ermanno Paccagnini

La c'è la Provvidenza, vien da dire nel vedere infine riconosciuti anche in sede di premi (qui al Grinzane) dei libri davvero meritevoli: addirittura tra i migliori esiti della passata stagione, nel caso di Tuttestelle di Picca e dell'Isola Riflessa di Ramondino. Roba da colpi di coda in un presente non troppo esaltante e che consente spazi di divertita curiosità. La stessa dei quattro per nulla sprovveduti buontemponi che sotto lo pseudonimo alla tutti & nessuno di Luther Blissett hanno prodotto un romanzo in cui la brevità del titolo è inversamente proporzionale al numero di pagine. Un titolo nato da una firma: quella sotto cui si cela la spia -provocatore del cardinal Carafa e che entra in varie situazioni di un'Europa bruciata dall'eresia: dalla Wittemberg di Lutero allo sterminio dei contadini di Thomas Muntzer(1521) e dei santi straccioni e anabattisti (1534); dalla truffa ai Fugger ai patti segreti di questa con il Vaticano per distruggere le sette di Anversa (1544); alle lotte tra correnti cardinalizie attorno al Beneficio di Cristo, un libro simbolo che serve pure a vendette private tra i due protagonisti, come anche al regolamento di conti tra Papa Venezia e i mercanti ebrei. Protagonisi senza nome: perché al Q dell'antagonista sigla della terribile Qoélet (nonché senso intrinseco del libro, col suo "nulla di nuovo sotto il sole", quale che sia la generazione che passa: ove anche le ferree regole producono da se crepe interne), si contrappone il vero protagonista, anonimo perché possessore di molti nomi. In un inseguimento senza sosta, al servizio di un'idea o di un uomo, con conclusivo regolamento dei conti scompigliato ancora una volta dal caso, e in un ritmo che coniuga abilmente romanzo storico e d'avventura, di costume e spionaggio e giallo con precisa scansione di ben manipolati topoi di quei generi.
Un serio divertissement. Che mi divertirebbe molto veder beffardamente incoronato a quello Strega che l'ha voluto per orgasmo di essere a la page e giovanilmente inconsueto: tanto più che particolari e giuste obiezioni circa la sua non particolare valenza letteraria è facilmente impugnabile ricordando non di certo migliori (anzi!!!) vittorie recenti e annunciate, peraltro senza neppure la leggibilità di questo Q. Perché è proprio la leggibilità l'arma segreta di questa ben oliata macchina romanzesca. Un egregio lavoro artigianale imbastito su una trama attraente supportata da opzioni stilistiche funzionali alla leggibilità, e giocati con registri variati che consentono al lettore di staccare stilisticamente senza che gli venga meno il filo della storia: si passa così dal racconto in prima persona, interno ai fatti, ma con varie opzioni stilistiche (racconto, memoria, riflessioni, commento), al controcanto di Q, affidato soprattutto alle sue lettere con Carafa ( e scoprirne l'identità è un vero rebus per il lettore) e poi anche alle sue pagine di diario; con sullo sfondo l'affresco di un'epoca con ben definite figure di contorno. Liberi poi i lettori di trarne comunque delle morali anche se non necessariamente perché voglia di raccontare e ricchezza affabulatoria non cedono a solonismi (pur nel pieno rispetto della ricostruzione storica, con le sue tante eresia e sette); tanto meno inseguono l'eccesso di fisima letteraria con cui ad esempio, anche con i suoi squilibri linguistici, Camilleri ha inficiato metà Mossa del cavallo, che solo a pag.105 ritorna al più felice ritmo della Concessione del telefono.
Insomma: crediateci o no, personalmente Q me lo sono bevuto. Con divertimento e senza pensieri. E sinceramente, ed estivamente" così spero per voi!".