Da "Il Mattino" (quotidiano di Napoli e della Campania), 30 Marzo 1999, pura, assurdissima, invereconda, esaltante mitopoiesi

Blissett-mania

I templari del web

 

di Jacopo Iacoboni

Non erano mai stati in linea, decisero di mettersi on line. Non avevano un nome, riuscirono lo stesso a firmarsi. Non avevano faccia, seppero farsi vedere.

Uno, nessuno, centomila: sono gli internettiani del "Luther Blisset Project". Li hanno definiti "un mix straordinario tra Internet e i Templari", in realtà sono una tribù metropolitana senza una città' precisa a cui riferirsi, una comunità di idee senza una dominante, viaggiatori instancabili che hanno una missione: varcare insieme il muro di spazio e tempo.

Il tempo: Einaudi pubblica Q, il romanzo a firma Luther Blisset ambientato nel '500 a Munster: una storia di eresie, roghi, un sogno incrociato in cui un uomo dalle mille identità che a volte si chiama Gert Dal Pozzo riesce a sopravvivere alle stragi di eretici e a condurre la sua battaglia contro il traditore Qoelet, che ha venduto i segreti e i desideri di questi uomini senza nome a un pugno di cardinali dell'Inquisizione.

Gli autori fino a poco tempo fa erano rigorosamente senza nome, poi si è scoperto che il libro è stato scritto da quattro del gruppo storico del Project, Federico Guglielmi, Fabrizio Belletati, Luca Di Meo e Giovanni Cattabruga, bolognesi che hanno tra i 24 e i 34 anni. Dovevano restare anonimi poi, come nel loro libro, è arrivato il tradimento di qualche Qoelet, ed ecco la notorietà. Non voluta, assicurano loro: e ci si può credere, visto che a taccuini aperti è difficile parlare con uno di loro.

Ti rivolgi allora alla rete per sapere qualcosa di più di questa strana conventicola che va sotto il nome di "blissettiani" ma in realtà riunisce gente di ogni tipo. Come nasce il nome? Luther Blisset è, in origine, un calciatore nero del Milan di Berlusconi scelto dalla sinistra bolognese - città di nascita del movimento - mentre Berlusconi entra in politica. Non è il primo "nome multiplo": Umberto Eco è stato un pioniere del genere, col suo Milo Temesvar, comparso negli anni '60 ma in realtà ripreso da un personaggio collettivo inventato dal re delle Finzioni, Borges, per beffe editoriali e letterarie. Ma dietro questo nome c'è anche la cabala delle iniziali: LB in ebraico significa "cuore": il simbolo di Blisset è proprio il cuore. Qualcuno fa osservare che l'ultima lettera di LB è la prima di "binah", cioè "intelligenza". Se è vero, dietro Luther c'è cuore e intelligenza. Un progetto accurato.

E oggi? Un fantasma dei mass media conosciuto soprattutto per le sue beffe ai danni di stampa e tivvù, "il cui mito è stato costruito come quello di una pop star, che chiunque è invitato a usare e diffondere", recita uno dei tanti siti sul tema. Le beffe di Blisset sono confezionate come "esche mediatiche: notizie false che vengono vendute per vere, messaggi costruiti ad hoc per disorientare, disinformare, attirare l'attenzione dei più ingenui e manipolarli".

Tutto questo non nasce con Internet: i blissettani esistono già da tre, quattro anni. Cominciarono a far parlare di sé con azioni non virtuali ma reali. Le preferite: occupazioni, dirottamenti, prese in giro, spesso in chiave animalista o ecologista. Naturalmente tutte pacifiste. Poi vennero le burle telematiche: famoso il "caso Eco". Nell'estate '97 compare in rete un pamphlet intitolato Il nome multiplo di Umberto Eco, già diffusosi tra intellettuali e giornalisti. Il libro contiene posizioni antimaterialiste e conservatrici molto radicali, più un duro attacco a Eco e ai suoi rapporti con Prodi. Il male politico viene individuato nel culto dell'immagine, della simulazione, del complotto contro i valori di verità e identità.

Risultato? Non si sa ancora chi ci fosse dietro, ma le trame convergono su Blissett, che in una pagina web viene definito "migliore incarnazione del pensiero di Eco, se non sua diretta creatura". più avanti la stessa pagina osserva che non è una coincidenza se Eco e Luther Blissett usano gli stessi personaggi e temi: Templari, Rosacroce, Massoneria, Celti, Druidi, Apocalisse, Armageddon, Savi di Sion, dolciniani... Conferma anonima: circola in rete una Religione del pendolo, che fa chiaramente il verso al Pendolo di Foucault, ed è tutto percorso da complotti che si intralciano facendosi beffe della religione e del sacro. Altra coincidenza: Eco è di Bologna, Blisset nasce a Bologna...

Che c'è di certo? "Soltanto che Luther Blisset è un nome che chiunque può fare proprio e utilizzare", risponde un blissettiano. "Un'opera aperta, un personaggio collettivo che alcuni giovani pensano di usare come Cavallo di Troia nel mondo della cultura di massa e intorno al quale fioriscono culti apocalittici e rave party, performance radicali e centinaia di siti internet in ogni lingua", E un altro blissettiano dichiara allo Spiegel: "Tutti sanno che i media mentono: noi vogliamo mostrare la possibilità di ingannarli". Detto più pomposamente, in altro sito: "Nostro compito è di gettarci direttamente sui maestri dell'Inganno e strappare la loro tela".Con quale programma? Sovversione. Si chiama in realtà "guerriglia semiologica", è un'idea transitata anche in circoli newyorkesi raccolti attorno allo scrittore di culto Hakim Bey, è in poche parole una rivolta contro i media. Dice il semiologo Paolo Fabbri: "Il loro obiettivo è creare un pensiero consapevolmente collettivo". Fabbri si professa "internettiano blissettiano" e dice di "chattare" - dialogare in rete - spesso in questi circoli. Dove, aggiunge un altro blissettiano, "proprio come Q vivi in una specie di Far West dove è possibile ogni azione che prenda di mira l'illusione della soggettività".

La strada? "L'unica via d'uscita contro il pessimismo del postmoderno è aumentare il caos lanciando miti fatti in casa, fomentare la babele culturale per far saltare il sistema". Non stupitevi però di un apparente paradosso: un movimento che rifiuta la logica dell'identità e dell'"autore" diventa un cult di massa. E i libri che ne parlano sembrano vendere molto bene. Come mai? "Perché questo - spiega Carlo Lucarelli, scrittore noir che ha osservato con attenzione questa nuova tendenza medianica [SIC! :-)] - è un momento importante per riflettere sul potere e sulla Storia, e sul futuro, in transizione tra mondi ancora più moderni e modernissimi". Una delle metafore chiave dei blissettani è la foresta. Ecco un passo di Q, ma potete trovarne di molto simili nella rete: "Da due giorni e due notti cammino nella foresta, i sensi all'erta, trasalendo a ogni rumore: il battere d'ali degli uccelli, l'ululato lontano dei lupi che corre lungo la schiena e allenta le viscere. Là fuori il mondo potrebbe essere finito, non esserci per niente".