ARS LONGA, VITA BREVIS

rioccultamento dei quattro nomi

 

Quello che segue è l'articolo di Carlo Lucarelli uscito su La Stampa (inserto Tuttolibri) di oggi, 11 marzo 1999. Quod erat demonstrandum, e come speravamo, i "quattro nomi" degli autori di Q sono già relegati a epifenomeno da liquidare in due righe, nomi di semplici "membri" (ancorché "storici") del Luther Blissett Project. In pochi giorni l'accento si è spostato interamente sul romanzo, che è quello che importa, essendo questo il più radicale trattato di teoria e pratica "blissettiana" finora partorito. Ieri, alla presentazione "ufficiale" bolognese del romanzo, i quattro autori non si sono palesati, rimanendo confusi tra il pubblico. Una "contestazione" di Luther a sé stesso ha ulteriormente relativizzato l'intera questione. Oggi due autori di Q hanno rilasciato due diverse interviste a trasmissioni Radio-Rai SENZA dare il proprio nome e facendosi chiamare solo ed esclusivamente col nome multiplo. *Nessuno* si presenterà in libreria chiedendo il romanzo di Cattabriga-Belletati-Di Meo-Guglielmi. Quanto alla fotografia, non comparirà su nessun'altra testata: La Repubblica ne ha la proprietà esclusiva ed è l'unica che ci è stata scattata.
Insomma, la "agnizione" di sabato 6 marzo u.s. si appresta a divenire una "post-beffa" sottile e infiltrante, pynchoniana, giocata sullo scontro tra avvicendarsi degli articoli, fama del multiple name e mancanza di notazioni biografiche su noi quattro.
Con buona pace di chi, anche tra alcuni omonimi, si è scandalizzato, dando prova di:
- un'insufficiente comprensione dei meccanismi mediatici, forse ancora inficiata da macerie di teoria situazionista.
- una sottovalutazione del romanzo, che ambisce a contenere migliaia di mondi e vivere di vita propria OLTRE i propri autori e oltre lo stesso Blissett. Del resto, il fatto che ci abbiamo messo più di tre anni *pieni* a scriverlo doveva pure far suonare qualche campanello...
- una mancata comprensione dell'elasticità del nome multiplo, che prolifera indipendentemente dai nomi anagrafici a cui viene di volta in volta associato dai media (si tratti dello "psicogeografo Fabrizio Giuliani", del "critico rock Vittore Baroni", "del romanziere Stewart Home", dell' "attore e regista Riccardo Paccosi", dei quattro imputati di Roma, del firmatario del contratto di "Lasciate che i bimbi", degli intervenuti a Conegliano etc. etc.)
- infine, un'irritante mancanza di fiducia: anziché aspettare pochi giorni per vedere come si evolveva la situazione, si è ceduto alla eiaculatio precox debordiana.

 

È tutto. Noi torniamo nella penombra, almeno fino al Seppuku.

 


NELL'EUROPA DEL '500: FANTASY, HORROR E NOIR

"Q", il mondo terribile e grandioso di Luther Blissett

 

Sfocata da una pioggia leggera ed insistente, una colonna infinita, stremata e sudicia di donne, bambini e vecchi infermi si trascina lentamente sotto un cielo di nubi scure, seguita dallo sguardo angosciato di un lanzichenecco a cavallo.

Sembra l'inizio di un colossal cinematografico e invece è una delle prime immagini di *Q*, grandioso, bellissimo e straordinario romanzo di Luther Blissett. Dietro a questo nome collettivo, comparso a firmare le più strane situazioni e che esordisce nella narrativa, si nascondono quattro membri "storici" del Luther Blissett Project: Federico Guglielmi, Fabrizio Belletati, Luca Di Meo e Giovanni Cattabriga, bolognesi di età compresa tra i 24 e i 34 anni.

È bello, di fronte a tanti scrittori-divi che non mantengono le premesse e le promesse, leggere un libro che parla da sé e fa molte di quelle cose che tutti i grandi romanzi fanno. Per esempio:

COSTRUIRE MONDI: Il mondo di Q è un mondo che è insieme terribile e grandioso. Ha come impalcatura la struttura solidissima di uno sfondo storico preciso, ricostruito fedelmente, pezzo per pezzo, dalle armi, ai vestiti, agli eventi, alle emozioni. Questo sfondo è l'Europa della metà del '500: la piana di Frankenhausen devastata dalle guerre di religione, le rivolte anabattiste di Munster, ma anche le città mercantili dell'Olanda e una corrotta e ambigua Venezia. È lì dentro che vive il mondo di Q, con quella capacità di creare complessi, realistici e fantastici affreschi che va dai *Promessi sposi* al *Signore degli anelli* di Tolkien, passando per Umberto Eco, Valerio Evangelisti e Philip K. Dick. Col risultato che, come nei grandi romanzi fantasy, posso non sapere chi erano Thomas Muentzer e i suoi santi straccioni, i potenti banchieri Fugger o il cardinale Carafa e suoi famigli, ma quando ci entro dentro quel mondo vive e tutto mi parla chiaramente.

RACCONTARE STORIE. Il bello delle storie che raccontano i grandi romanzi è che sono grandi storie. Avvenimenti importanti, forti e carichi di emozioni ma anche avvenimenti che significano qualcosa. Come in tutti i grandi romanzi, raccontare una storia significa anche mettere in scena la Storia, darne un giudizio, fare politica. Nei quasi trent'anni in cui si svolge la storia di *Q* accade di tutto: nuove idee e nuove religioni, nuove forme di economia, di informazione, di potere, la trasformazione del vecchio mondo nel mondo moderno. Così la storia del romanzo non è soltanto la storia di Gert Dal Pozzo, una delle tante identità che - come lo stesso Luther Blissett - assume uno dei protagonisti, non è solo la sua storia di sopravvissuto alle stragi di eretici, in continua lotta contro il potere politico, economico e religioso, non è solo la sua ricerca ossessiva del traditore, quel misterioso Qoelet che ha venduto sogni e speranze ai cardinali dell'Inquisizione. È anche un momento importante per riflettere sul potere e sulla Storia, e sul futuro, soprattutto in un momento, come questo, di transizione tra mondi ancora più moderni e modernissimi.

FARLO CON LE PAROLE. La sfida di chi scrive è quella di evocare immagini, suoni, odori e movimenti senza avere fisicamente a disposizione nessuno di questi. Q ci riesce. Il suo stile è uno stile forte, ricco di particolari precisi, spesso crudi e violenti, che a volte diventa velocissimo, spezzato in frasi brevi e quasi tronche. E che arriva a punte di poesia, brutale e grandiosa: "La polvere scende. Uno squarcio di giorno sul massacro. Solo corpi e grida mutilate. Non un ruggito. Poi li vedo: le schiere si aprono, ferro, picche, stendardi al vento, e la foga trattenuta degli animali che scalpitano. Il galoppo scende dal fianco della collina, fragore di zoccoli e corazze: neri, pesanti e inesorabili come la morte. L'orizzonte ci corre incontro cancellando la piana". "È un bivacco di soldati. Ombre lunghe e rozzi accenti del Nord. Da due giorni e due notti cammino nella foresta, i sensi all'erta, trasalendo ad ogni rumore: il battere d'ali degli uccelli, l'ululato lontano dei lupi che corre lungo la schiena e allenta le viscere.
Là fuori il mondo potrebbe essere finito, non esserci più niente". Un modo di raccontare efficace e molto moderno che tratta cose antiche come se fossero cose di oggi e contribuisce ad indicare nuove strade per raccontare la Storia.

FARLO IN MANIERA PIACEVOLE. Costruire mondi, raccontare storie, creare personaggi e immagini indimenticabili, tutto questo non servirebbe a niente senza la magia della narrazione che cattura il lettore fino dalla prima pagina e lo fa volare per tutto il viaggio. Quello di Q è un viaggio lungo, più di 600 pagine, una sfida editoriale di quelle che fanno paura. Ma per raccontare la sua storia Luther Blissett utilizza tutti gli espedienti della narrativa di genere: dalla capacità del fantasy di creare mondi a quella dell'horror e del noir di creare tensone e interesse. Gli avvenimenti si rincorrono con un ritmo di colpi di scena e pause degno di un romanzo di James Ellroy. Le stragi, le fughe, gli intrighi e i falsi momenti di pace sono quelli di un grande romanzo d'avventura. E alla base di tutto quel mistero: chi è Qoelet? Chi si nasconde dietro a quella lettera strana, la più misteriosa di tutto l'alfabeto? Chi è il traditore di cui Gert il Sopravvissuto ritrova traccia in una lettera portata via dentro una sacca dalla città di Frankenhausen incendiata dai lanzichenecchi? Dove si nasconde e perché lo troviamo sempre nei momenti importanti, a spiare, tessere intrighi e servire il potere, puntualmente informato da quelle lettere oscure che scandiscono la narrazione? E anche allora, quando sarà uscito allo scoperto, quando sarà arrivato il momento dello scontro finale, cosa succederà?

 

CARLO LUCARELLI