Tratto da Luther Blissett: "Lasciate che i bimbi... "pedofilia" un pretesto per la caccia alle streghe" ed. Castelvecchi, Roma 1997

 

Viterbo: un anno vissuto satanicamente

Un resoconto completo della maxi-beffa scritto dai suoi autori

 

Le scritte

 

Fine dicembre '95: Luther Blissett tappezza i muri di Viterbo con scritte recitanti "Comune, Massoni Satanisti: sappiamo tutto !" e "Lutero vi osserva" firmate L.B.

Le scritte vengono ripetute a varie tornate finché il 4 febbraio '96, Il Messaggero pubblica un articolo in cui si riporta l'accaduto e si danno ragguagli sul personaggio "Luther Blissett".

Nello stesso periodo compaiono scritte dal contenuto provocatorio inerenti ad un fatto di cronaca nera locale, firmate sempre "Luther Blissett" il quale immediatamente si accorge di essere estraneo alla vicenda. Si tratta semplicemente di un caso di omonimia che lusinga il troppo solo multiple name e desta clamore in ambito giornalistico.

Per alimentare la psicosi degli imbrattatori notturni, Luther fa un'altra tornata di scritte questa volta di stampo fascista (facendosi aiutare da un gruppetto di fascistelli da muretto circuiti e convinti con l'inganno), riportate poi in un articolo dell'11 febbraio '96 de Il Messaggero e duramente condannate dagli ex partigiani che chiedono all'autorità più severi controlli. Abbandonati gli inconsapevoli fascistelli, Luther Blissett sferra, sul fronte delle scritte, l'attacco decisivo, tappezzando in modo più massiccio le vie di Viterbo con scritte "sataniche" firmate con la svastica (Satana, 666,etc..) cancellando le precedenti scritte di dicembre/gennaio.

Questa volta Il Messaggero sembra "capire" il gioco ed attribuisce, tirando a casaccio, nell'articolo apparso sulle sue pagine il 6 aprile '96, le scritte a Luther Blissett. Questo è un momento importante per gli sviluppi successivi della beffa; l'articolo de Il Messaggero è infatti la prima delle tante azioni disinformative compiute dai media locali, con esito per lo più autolesionista. La casuale attribuzione delle scritte a L.B. genera infatti confusione nel cronista che tenta invano di dare un senso alla patologica grafomania del nostro eroe, che si vede addirittura tacciato di eresia: "Sono messaggi lontani da quella che era originariamente la base del multiple name". Ma in fondo l'ortodossia e la coerenza militante non erano gli obiettivi di Luther Blissett; di questo ci si accorgerà molto presto [...]

 

Valle Spina

 

È necessario a questo punto coinvolgere direttamente i media viterbesi, produrre qualcosa di reale e tangiblie che avesse un effetto detonante e permettesse di contestualizzare le precedenti mosse del beffardo guerrigliero mediatico (le scritte e - come vedremo in seguito- le lettere). Luther Blissett tenta senza successo di dare l'al - larme ai media viterbesi lasciando resti di un rito satanico su un monte nei pressi di Viterbo, la Palanzana, avvertendo poi le forze dell'ordine. Questa si rivela subito una mossa da non ripetere; infatti la polizia non fornisce ai giornali alcuna notizia sull'accaduto. Luther Blissett si scaltrisce e, letto un articolo in cui si diceva che alcuni ambientalisti avrebbero pulito nei giorni seguenti la pineta di Valle Spina, a due passi da Viterbo e di domenica molto frequentata, coglie la palla al balzo e decide che quello sarà il "teatro" della prossima messinscena. Nella notte tra sabato 4 e domenica 5 maggio '96, luna piena, vengono quindi lasciati finti resti di un rito satanico: due candele nere poste ai lati di un tavolo da picnic, un pentagramma disegnato maldestramente col gesso, lumini da cimitero, una ciotolina contenente fotografie bruciacchiate trafitte da spilli, capelli, peli pubici e unghie di Luther Blissett. Tutto viene condito con abbondante fango curativo (prelevato presso la località "il Bagnaccio" ben nota agli autoctoni per le proprietà terapeutiche delle sue acque sulfuree). Insomma, un' improvvisata accozzaglia di elementi incongruenti, frutto di massimalismo esoterico, visto che Luther Blissett di messe nere se ne intende ben poco. Ma si sa, per quanto ci si sforzi di essere cialtroni, c'è sempre qualcuno che, senza sforzo, riesce a far "meglio".

Lunedì gli ambientalisti trovano i resti, e martedì 7 aprile '96 "Il Corriere di Viterbo", "Il Tempo", e "Il Messaggero", nelle pagine locali, riportano ampiamente e con preoccupazione il fatto. La truffa è a buon punto. Le inesattezze, i particolari fantasiosi, le invenzioni, la ruffianeria nei confronti delle forze dell'ordine rendono particolarmente comica la lettura comparata degli articoli, il cui contenuto raggiunge livelli tali di disinformazione da competere con le pratiche di "guerriglia mediatica" proprie di Luther Blissett. Mentre "Il Messaggero" non fornisce la descrizione minuziosa del rito, "Il Corriere di Viterbo" e "Il Tempo" si sbizzarriscono nei particolari: il fango diventa "calce", per il primo, e addirittura "cemento" per il secondo. I moccolotti solo parzialmente consumati a causa del vento di sabato sera, diventano, per entrambi i quotidiani, il segnale di una brusca interruzione della cerimonia. Il rito è stato effettuato da veri e propri "operatori dell'occulto", "persone esperte con tecnica precisa, da professionisti". A sostenerlo è un mago locale notoriamente cialtrone e perdigiorno, intervistato per l'occasione dal "Corriere di Viterbo", il Mago del Brasile (esperto di magia Macumba e cucina Pakistana). Qust'ultimo si lancia poi, sulle colonne de "Il Tempo" in un ridicola spiegazione sull' utilità nel nostro bislacco rito: "Il cemento rappresenta la forza della terra e viene usato nel rafforzamento della fattura che è stata effettuata nel bosco". Il ritrovamento del tutto fortuito di una cintura, su una panchina nei pressi del tavolo allestito per il rito, appartenente a chissà quali pantaloni, diventa per "Il Corriere di Viterbo" una buona occasione per formulare gratuite illazioni, giustificate soltanto dalla volontà di aggiungere qualche altro macabro dettaglio alla vicenda. La cintura, nella concitata fantasia del cronista, diventa "un oggetto personale della vittima". [...]

L.B. è ora più sicuro dei propri mezzi e ha un attacco di mal di pancia quando i quotidiani, riallacciando l'ultimo rito alle scritte sataniche di matrice nazista, offrono a un settimanale locale, Il Corriere di Pietro Morelli, lo spunto per uno degli articoli più grevi e scoreggioni dai tempi di Gutenberg. Il raffinato elzeviro, apparso nel suddetto settimanale l'11/5/96, s'intitola "Troppi 666"ed inizia con un accostamento di matrice decisamente razzista: "la Tuscia come l'Africa" (analisi del consequenziale ragionamento del colto e preparato autore: "Che é 'sta robba, qui semo gente civile e nun ce piaceno quelli che credono al diavolo. Li negri giù pe' l'Africa fanno ancora 'ste cose, e lo fanno perché so' incivili, 'gnoranti e senza riliggione". Ne consegue che chi ha fatto le scritte è un negro; con tutto il peso della connotazione negativa che questo termine si porta dietro: incivile, ignorante, barbaro, fannullone, perdigiorno, e, quelli come Morelli aggiungeranno, puzzolente). Il pezzo prosegue col tentativo di dimostrare, con argomentazioni degne di un analfabeta, la stupidità di chi si rivolge alle pratiche demoniache: "il Demonio non può esistere se dall'altra parte non c'è un Dio e se que - stultimo esiste cosa serve a bussare alle porte dell' inferno, quando ci si può rivolgere a Lui direttamente e contare, in caso di risposta, di ottenere certamente più che dal Diavolo") chi vuole può rileggere con attenzione il periodo. Ogni commento sarebbe veramente riduttivo.

Questo peto giornalistico si conclude in maniera inaspettata con l'elegante pubblicista che afferma: "Sarebbe interessante venire a sapere l'identità di chi sporca i muri e pratica riti satanici, tanto per farsi due risate". Siamo ormai alla deriva del senso del discorso, che a questo punto ci piace pensare che sia totalmente fuor di metafora (ci immaginiamo Morelli, davanti a un satanista con una bomboletta in mano, che ride come un ebete).

Un altro rito in tutto simile a quello di Valle Spina viene simulato da L.B. in una pineta nei pressi del lago di Vico. Il Corriere di Viterbo, avvisato telefonicamente da L.B. della presenza di tracce di un rito satanico, non si reca sul posto, ma pubblica ugualmente un articolo (18/6/96) in cui afferma che è la stessa setta ad aver agito a Valle Spina e al lago di Vico.

 

Lettere

 

Ancor prima della riuscitissima beffa di Valle Spina, Luther Blissett si muove per far sentire nel già affollato panorama mediatico viterbese altre voci sull'argomento delle sette sataniche, in modo da stimolare ed eventualmente pilotare le opinioni e le polemiche sulla questione. È necessario, al fine di alimentare la psicosi collettiva sul satanismo, beffare non solo i giornali-spazzatura e i relativi redattori forcaioli, ma anche quelli dall'indole più mite e riflessiva.

La prima azione disinformativa in questo senso colpisce il settimanale Sotto Voce e il quindicinale La Città a cui viene spedita la lettera di un inesistente studente universitario, Stefano Molinari. Molinari, usando come pretesto le scritte sataniche, si spinge fino ad accusare la giunta comunale, ritenuta responsabile dell'inquietante svolta esoterica della destra viterbese. Entrambi i periodici pubblicano la lettera più o meno in coincidenza con le cronache del rito di Valle Spina (4 e 8 maggio '96). Soddisfatto del polverone sollevato da quest'ultima trovata, Luther Blissett, pensa già di poter rivolgere la propria vis polemica verso altri obiettivi quando, inaspettatamente, un giornalista di Sotto voce, nel.18 del 21 maggio '96, attacca duramente la lettera dello studente. Nelle stesse pagine il direttore di Sotto voce, non condividendo tale severità di giudizio, si dissocia dall'articolo del suo giornalista. Una nuova lettera di Stefano Molinari, dove si accusa sia l'articolista sia il direttore di Sotto voce di aver trattato con troppa leggerezza un tema delicato come quello delle connessioni tra esoterismo e politica, viene scritta con l'unico intento di far proliferare le chiacchiere sul satanismo. L'operazione riesce, perché anche questa lettera viene pubblicata. In essa lo studente attacca anche la faciloneria di un altro giornalista del settimanale, che in passato aveva ironizzato sull'incursione degli astarottiani nel viterbese (nel '95 questa setta, agendo in varie città italiane tra cui Viterbo, ha distibuito denaro ai passanti con il seguente slogan: "La chiesa vi toglie, Satana vi dà"), servendosi di un tristissimao gioco di parole per individuare il nemico pubblico numero uno non in Astaroth, bensì in "Andreoth".

Su un altro versante Luther Blissett tenta di confondere i media locali inviando due lettere al gretto e forcaiolo Diario Viterbese, altro giornalaccio locale preso di mira soprattutto per le velleità da opinionista del suo redattore, tale Eraldo delle Monache. Vista la natura del destinatario si presenta la necessità di cambiare registro linguistico, operazione che L.B., per la sua intrinseca mutevolezza, riesce sempre ad attuare. Dalla sua penna escono infatti la gretta lettera di una tale Luciana Crovato (L.C.), ed un'altra più moderata e interrogativa di Vittoria Baroni (V.B.). La prima è una congerie incoerente di luoghi comuni sul dilagare del fenomeno delle messe nere; la seconda chiede invece, dopo aver espresso la propria preoccupazione per il dilagante fenomeno etc. etc., notizie sull'identità di tal Luther Blissett, visto che quest'ultimo sembra essere il responsabile, secondo l'articolo de Il Messaggero del 6 aprile '96, delle scritte di stampo satanista. Nel n.8 del 24-05-96 il redattore, rispondendo ad entrambe le lettere, taglia le parti più interessanti della lettera di V.B. Questa scrive nuovamente al Diario viterbese formulando con più precisione le domande rimaste prive di risposta. Ma l'interlocutore viene evidentemente sopravvalutato dal troppo fiducioso mittente. La risposta alla seconda lettera (nel n.10 del 21-06-96) fornisce infatti informazioni senza senso e per lo più sgrammaticate, che tuttora lasciano lo stesso L.B. perplesso sulla propria identità: "Luther Blisset [sic] è un nome inventato per un personaggio che non esiste, prodotto da fantasie bacate (l'unico Blisset [sic] conosciuto giocava come centravanti, anni addietro nel Milan). Essendo prodotto confezionato nelle fogne dei centri sociali, spiccatamente di sinistra, è naturale che accusino la nostra giunta di destra, di massoneria, di satanismo ed altro - Perché l'articolo sul Messaggero che mi ha inviato non sia firmato, dovrebbe chiederlo alla loro redazione; e non è esatto che accusa (come sostiene lei) Luther Blisset [sic], bensì parla di nome utilizzato a conferma di quanto Le ho risposto alla Sua prima domanda".

Dopo questa, un'ennesima lettera di Vittoria Baroni raggiunge la redazione del giornale col solo intento di stimolare l'incauto redattore ad esporsi in ulteriori strafalcioni sull'argomento, come puntualmente avviene in un articolo nel n. 12 del 19-07-96. Il buon Eraldo infatti, nuovamente interrogato sull'origine di L.B. risponde alla "cara lettrice": "Quanto al nome oggetto delle scritte, debbo ricordarLe un vecchio detto latino che le traduco: 'I nomi degli stolti sono scritti ovunque'. Pertanto se ne deduce che questo Luther Blisset [sic] o non esiste, oppure è uno dei tanti stolti che scrivono il loro nome dappertutto".

Sul fronte delle false lettere è da considerare una delle più riuscite quella pubblicata nella pagina locale de Il Messaggero il 25-06-96. Spedita da Luther Blissett tedeschi, giunge in redazione una missiva in cui un ingegnere di Heidelberg di nome Florian Cramer, shockato dal diffondersi del satanismo nel viterbese (!), scrive al suddetto giornale per ipotizzare un parallelo tra Tuscia e Germania in materia di sette occulte, citando un gruppo di "veri cristiani" tedeschi chiamato "Luther" che, tappezzando i muri della città di Tubinga di scritte contro gli adoratori di Satana, ha fatto sì che la polizia arrestasse un noto uomo politico mentre celebrava una messa nera con un gruppo di naziskins. Il Messaggero pubblica la lettera sotto il titolo: "Messe nere: la Germania come la Tuscia".

Da segnalare infine la falsa lettera di Luciana Crovato (L.C.), cittadina viterbese che si lamenta del proliferare delle scritte sataniche sui muri della città, pubblicata dal settimanale nazionale Cronaca Vera.

 

Il Comitato per la Salvaguardia della Morale

 

Questa fantomatica entità nasce dall'esigenza di contrappuntare le azioni dei falsi satanisti con le gesta di un loro altrettanto immaginario nemico, sfruttando lo spazio concesso dagli onnivori (ma sopratutto coprofagi) media locali. Nella fervida fantasia di L.B. questo naturale antagonista degli adoratori del demonio prende il turpe nome di "Comitato per la Salvaguardia della Morale" (Co.Sa.Mo.). Per mezzo di proclami e comunicati inviati alle redazioni dei giornali locali, il Co.Sa.Mo. definirà gradualmente il proprio profilo ideologico: un gruppo di vigilantes volontari, inquisitorio, perbenista, fanatico, violento, dall'ambigua collocazione religiosa, che agisce al di fuori della legalità. Veri e propri cacciatori di satanisti.

Il Comitato lancia l'allarme sulla pericolosa presenza di sette sataniche nella città di Viterbo e nella sua provincia, con una lettera inviata al Corriere di Viterbo e mai pubblicata. Ma il rito inscenato a Valle Spina offre la possibilità di un risentito "ve l'avevamo detto" che stavolta trova spazio sulle colonne del quotidiano (se gli eventi non sono favorevoli, basta produrli). Questo l'orrendo incipit della lettera pubblicata integralmente dal Corriere il 14-05-96. "Voi, schiavi della vostra assurda realtà, schiavi dello scetticismo. Vi avevamo avvertito ma avete fatto finta di niente. Adesso basta ! Dovete smetterla con la vostra ignavia". Segue, sullo stesso tono, un preoccupato sermone sulla potenza delle miriadi di satanisti al servizio dei loro potenti capi e sull'influenza che questi avrebbero sui nostri "giovani". Il Comitato svela poi la sua matrice violenta: "abbiamo sventato con la nostra presenza il compimento di un rito da parte di un gruppetto di adoratori dell'occulto nerovestiti nella campagna vicino al Poggino [la zona industriale di Viterbo], intenti nel maleficio della Morte Maligna. Eravamo quasi riusciti a catturarli, ma ci sono sfuggiti per poco."

Il Corriere pubblica questa merda senza insospettirsi né per il testo, di per sé abbastanza ridicolo, né tantomeno delle ambiguità religiose di fondo che caratterizzano Il Comitato. Così infatti si conclude il comunicato: "se il Dio della Luce ci aiuterà, verrà un giorno in cui tutto questo sarà distrutto". Chi cazzo è 'sto Dio della Luce ?

Il Corriere dimostra una grande irresponsabilità nel dare spazio ad un gruppo di violenti fanatici religiosi forse anche più pericolosi degli stessi satanisti, e nemmeno in futuro cercherà di indagare (se non ricorrendo a supposizioni "tajate col roncio" sui motivi psicologici delle azioni del comitato) su ciò che si nasconde dietro questa entità che ha l'inequivocabile parvenza di un'altra pericolosa setta. Il quotidiano preferisce commentare l'escatologico finale della lettera pubblicata con queste parole: "Sarà pure così: Intanto però, lungo le vie di Viterbo sono ricomparse quelle scritte nere (il 666 e la svastica) che, nelle scorse settimane, erano state tracciate con grande evidenza e cancellate dagli abitanti delle case".

Come a dire: il Comitato può vantarsi finché vuole della sua opera di demolizione del satanismo, ma la presenza massiccia degli adoratori del demonio, almeno a Viterbo, sembra stia vanificando ogni sforzo in questo senso. [...]

 

Botte da orbi nei pressi di Ronciglione

 

La notte tra venerdì 17 gennaio e sabato 18 (e la scelta di questa data è un ammiccamento all'arguzia interpretativa dei giornalisti viterbesi) L.B. si reca sul luogo dello stesso rito del giugno '96 (una pinetina presso il lago di vico). Luther appronta su un tavolino i soliti fetenti reperti: ciotola, fango, lumini e fotografie bruciate, cui si aggiunge un vecchio registratore a cassette contenente un nastro satanico appositamente preparato. Luther, con due robusti bastoni, si lascia un po' andare e spacca tutto, registratore compreso, e - a simulare una violenta colluttazione - scalpiccia coi suoi numerosi piedi e smuove un po' di terra attorno al tavolino imbandito al Maligno. L'indomani la telefonata di un ignaro sportivo (Luther Blissett) che si allena correndo per quelle zone allerta il Corriere di Viterbo che pubblica il giorno seguente l'articolo "Riti satanici in riva al lago". Il cronista, oltre alla descrizione dei resti del convivio satanico, ci regala un'altra interpretazione fantasiosa: "Il ritrovamento di ieri, stando alla prime impressioni, sembrerebbe confermare un'ipotesi che da tempo circola negli ambienti investigativi: il coinvolgimento in questi riti 'neri', di personaggi che hanno un recapito a Ronciglione [un paese vicino Viterbo]."

Di chi si tratti non si saprà mai, visto che con tutta probabilità il cronista del "Corriere", a corto di idee, non ha trovato niente di meglio che inventarsi una pista improbabile su Ronciglione che è il paese più vicino alla zona del falso rito.

Tuttavia nell'articolo non affiora neanche l'idea della colluttazione, né viene fatta menzione dei segni di violenza simulati o del registratore. Luther Blissett invia al Corriere un lungo comunicato del Co.Sa.Mo., articolato nei punti che seguono:

a) Da tempo organizziamo ronde notturne nei boschi e venerdì 17 gennaio '97, nei pressi del lago di Vico, ci siamo imbattuti in un gruppo di satanici adepti che stavano operando il rito della "Morte Maligna". Bastoni alla mano, li abbiamo puniti severamente.

b) La notte tra il 14 e 15 luglio '96, muniti di telecamera, abbiamo filmato di nascosto in un casale abbandonato una vera e propria messa nera durante la quale è stato commesso uno stupro.

c) Il Corriere di Viterbo ha dimostrato grande sensibilità sul fenomeno del satanismo, facendoci ricredere su di esso. Vi proponiamo una collaborazione ESCLUSIVA tra il Co.Sa.Mo. e il vostro giornale. A queste condizioni potremmo spedirvi il video della Messa nera.

Giovedì 30 gennaio '97 il Corriere spara in prima pagina: "Botte da orbi alla messa nera. Aperta la caccia ai satanisti.", ma non rispetta la riservatezza richiesta dal Comitato nel secondo punto e scrive: "un video amatoriale avrebbe ripreso anche alcune scene raccapriccianti". Godibilissima la ricostruzione romanzata, ad opera del cronista, dell'incontro avvenuto tra il Co.Sa.Mo. e i satanisti: "Ora contro il diavolo, si muovono le ronde coi bastoni [...] Una scaramuccia, con tanto di colpi proibiti, urla e rimbrotti, sarebbe accaduta, la notte del 17 gennaio, in un boschetto in riva al Lago di Vico".

Il giornale diligentemente riporta e commenta con sagacia ampi stralci del lungo comunicato del Co.Sa.Mo.: "Erano presenti, oltre a un registratore a cassette che diffondeva una irritante musica, e la bacinella usata durante il rito, anche altri oggetti che, insieme alle solite fotografie, gli incappucciati si accingevano a trafiggere. A quel punto siamo intervenuti, Non abbiamo tuttavia distrutto completamente quanto da loro allestito affinché non vadano perdute le prove di quanto sta accadendo. È nostra intenzione, infatti, allertare la popolazione prima che le cose possano precipitare".

E, in crescendo: "La sera del rito abbiamo ascoltato i loro discorsi. Farfugliavano, tra l'altro, qualcosa riguardo i loro capi e a quattro entità che rivelate attraverso incarnazioni terrene, rendono infinitamente potenti".

Il Corriere di Viterbo continua a pubblicare questo immondo ciarpame non accorgendosi dell'assoluto eclettismo religioso del Comitato: "la legge del Dio della Luce, che illumina la retta via della verità e della redenzione, è ben più forte di quella di questa società di corrotti e corruttori". Segue la seconda parte del comunicato - che secondo la volontà dello stesso, sarebbe dovuta rimanere segreta - in cui si avverte il giornale dell'esistenza di un video documentante una messa nera durante la quale si è consumato uno stupro.

Il cronista si interroga: "Al rito, oltre agli incappucciati, era presente anche una donna: sembrava però tramortita e come fuori di sé. Aveva bevuto qualche pozione particolare ? Oppure era nello stato di trance tipico dei riti orgiastici ?". La scusa accampata da L.B. per giustificare il mancato intervento allo scopo di fermare lo stupro, è quella della superiorità numerica dei satanisti. Il Corriere riporta la descrizione della stanza in cui sarebbe avvenuto il rito: "Siamo poi ritornati il giorno dopo nel luogo del rito, per trovare, tra le altre cose, un enorme pentagramma disegnato per terra e, sulle pareti, i nomi di quattro presunti demoni o entità che, ascoltando il video, ci siamo accorti essere state invocate durante la messa nera". Segue poi l'articolo ricorrente che rievoca le gesta dei satanisti astarottiani a Viterbo.

 

Le agghiaccianti urla della vergine, ovvero: il rito satanico

 

Il video della messa nera è stato girato da L.B., nella notte tra il 14 ed il 15 luglio '96, in un casale abbandonato in località Castel d'Asso, a pochi chilometri da Viterbo. L'azione ha impegnato 10 personalità di Luther: sei attori (cinque satanisti e la vittima), un operatore, un palo e due autisti alle Luther-mobili per scaricare in loco e riportare indietro l'allegra brigata.

Le immagini, a causa di due torce capricciose (che hanno quasi soffocato ben sei Luther), sono di scarsissima qualità: non si vede proprio niente se non una tenue fiammella attraverso una grata della finestra; un vero e proprio non-luogo. L'audio, in compenso, è ottimo. Si sentono i cori dei satanisti, distintamente le invocazioni del sacerdote, e con raccapricciante evidenza le urla della Luther "vittima". L.B. si è premurato di lasciare i resti già menzionati (lumini, pentagramma in terra, le scritte sui muri dei nomi delle quattro entità). Come promesso al Corriere di Viterbo, Luther Blissett spedisce a nome del Co.Sa.Mo. il video in questione, rimproverando però il giornale di non aver rispettato le condizioni richieste. Il Comitato, quindi, chiede di essere rassicurato sulla natura del rapporto che intende condurre col Corriere: "Se avete intenzione di continuare a ricevere IN ESCLUSIVA il nostro materiale, ce lo farete capire anzitutto con un articolo sul nostro filmato, dove si dovrà fare esplicito riferimento al luogo del rito indicandolo come il 'sinistro casale'".

Luther allega al video e al comunicato la piantina con l'ubicazione del casale. A questo punto succede qualcosa di insperato: il Corriere pubblica una serie di articoli sul satanismo per otto giorni consecutivi (dal 6 al 13 febbraio 1997), coinvolgendo involontariamente nella truffa il "Tg3 Lazio" e addirittura "Studio Aperto". Anche gli altri quotidiani viterbesi prendono posizione sulla vicenda. Da questo momento sarà utile seguire un ordine cronologico:

Giovedì 06-02-97: Il Corriere di Viterbo titola in prima pagina, con tanto di deflagranti locandine di fronte alle edicole: "Le urla strazianti di una ragazza violentata durante un rito satanico". L'articolo è corredato da alcune fotografie del casale e della stanza in cui si è celebrata la "messa nera", segno (finalmente) di un'ispezione in loco. Sui muri si leggono i nomi delle quattro entità ("Gnoil", "Solir", "Milig", "Reieg") riportate, tra l'altro, erroneamente ("Solir" diventa "Solr" e "Milig" diventa "Miug"). Ma la cosa che balza agli occhi di Luther Blissett quando apre il giornale, è la fotografia di un piccione impiccato con filo di ferro alla grata della finestra del casale. Luther Blissett, che non ha impiccato nessun piccione, si chiede chi possa aver commesso la riprovevole azione [...] Luther Blissett conclude che il piccione impiccato altro non è se non una lugubre trovata del Corriere, finalizzata a spettacolarizzare una vicenda forse, a giudizio del cronista, poco sanguinolenta. L'articolo riporta dettagliatamente il contenuto del video, che è stato oggetto di un'attenta e preoccupata visione: il buio avvolgente, i cori degli adepti, l'invocazione a Lucifero del sacerdote, le urla della vittima definite "lame sonore", il Comitato che fugge a chiamare aiuti. Il testo dell'invocazione, tra l'altro, è tratto da un libro cialtronissimo, Il Vero Libro Infernale, edizioni Brancato. I nomi segnati in rosso sulle pareti, invece, si riferiscono a quattro "entità" (di incerta origine) citate da un altrettanto cialtrone ed ignobile "testo": una fanzine pseudo-esoterica di stampo nazi-maoista, circolante negli ambienti romani di estrema destra, arrivata nelle nostre mani per mezzo dei nostri contatti (puramente strumentali, come nel caso delle scritte sataniche) negli ambienti neo-fascisti viterbesi.

Dopo mesi e mesi di immondizia e panzane sparate a tutta pagina, il Corriere di Viterbo ha anche il coraggio di insinuare dubbi sulla veridicità dell'intera faccenda: "Quando e perché è stato girato quel video? È autentico? O invece è solamente un gioco (magari pericoloso) ?". E riferendosi ai fatti del maggio '96 in Valle Spina: "In realtà poteva trattarsi dell'opera di un burlone: di qualcuno che, a conoscenza d'un imminente intervento degli ecologisti nella zona, aveva pensato bene di preparar loro una sorpresa". Nonostante i dubbi, il Corriere accetta il rapporto preferenziale col Co.Sa.Mo., scrivendo per due volte il messaggio criptato "sinistro casale" come richiesto dal Comitato.

Venerdì 07-02-97: Titolo principale del Corriere: "Ragazza 'sacrificata'. Aperta un'inchiesta". Nelle pagine interne due articoli; uno riepiloga le vicende riportate nei giorni addietro con l'aggiunta del testo integrale dell'invocazione satanica ed elementi riportati ancora in maniera inesatta (i nomi delle entità) o travisata (una "bacinella di latta" ?), e insiste col "sinistro casale", e tenta di istituire un delirante parallelo con un fatto di cronaca nera avvenuto in zona Castel d'Asso nell'agosto '96: "Sul margine del video, qualcuno ha scritto la (presunta) data in cui fu girato: una notte di metà luglio. Poche ore dopo, a qualche chilometro di distanza, fu scoperto un cadavere: era quello di S.. Tra la messa nera e il delitto, una inquietante contiguità di 'atmosfera'.". L'altro articolo, invece, è firmato da Don Salvatore del Ciuco (nomen est omen), un parroco di Viterbo. Benché il Corriere lo abbia intitolato "Continue denunce di 'messe nere'. Preoccupati i parroci della Tuscia.", con l'evidente intenzione di ingigantire il fenomeno, l'articolo non contiene alcuna rivelazione su sette sataniche operanti a Viterbo. Sono invece esposti dati storiografici sull'occultismo e, molto vagamente e senza nessun dato alla mano, la preoccupazione dei parroci viterbesi sulla nefasta influenza che questi riti potrebbero avere sui giovani. Viene ripubblicata la foto del piccione impiccato dal Corriere. Lo stesso giorno anche il "TgR Lazio" viene coinvolto nel girotondo: il cronista viterbese di cronaca nera viene intervistato in un servizio da un preoccupatissimo Fausto Pace ("in questa cassetta è contenuto il rituale di una messa nera che abbiamo deciso di non mandare in onda") e descrive il contenuto del raccapricciante video, mentre scorrono le immagini di una ridicola ombra "satanica" su un muro usata a mo' di "omo nero" e di un qualunquissimo casale che Luther Blissett non ha mai visto. Questa è la prova che anche il "TgR Lazio", come il Corriere di Viterbo, il Resto del Carlino e chissà quanti altri, è esperto nella pratica della disinformazione-spettacolo.

Sabato, 08-02-97: La truffa è a livello nazionale! Il video sbarca a "Studio aperto" di Italia 1, venduto a quest'emittente dal Corriere di Viterbo previo lauto compenso (come Luther Blissett verrà a sapere in un colloquio telefonico con un irato giornalista del Tg in questione). Durante il servizio, oltre al video - presentato come "un documento eccezionale" - vengono mandate in onda le immagini del vero casale. Il giorno stesso sul Corriere esce un farneticante articolo contenente un'intervista al vescovo della Tuscia, dal titolo sensazionalistico: "Il vescovo Tagliaferri tuona contro i satanisti" ("tuona col culo" è il sagace commento di L.B. dopo la lettura del pezzo). In verità il vescovo nell'intervista non "tuona" affatto contro i satanisti, e le sue dichiarazioni sono invece di tutt'altro tenore: "[il satanismo nella Tuscia è] un fenomeno che io definirei di patologia esistenziale più che religiosa, perché l'alternativa, per quel che riguarda l'atteggiamento verso le religioni, è tra credere e non credere. Ora, addirittura, inventarsi una religione di Satana mi sembra che sia patologico. Sommessamente, mi sentirei di dire che questo, come altri fenomeni patologici, non meriti di essere eccessivamente pubblicizzato, altrimenti si contribuisce ad avvalorarlo. Non merita l'allarme che c'è." Parole sagge, un invito alla calma e alla prudenza che il Corriere ha invece tramutato, nella foga inquisitoria, in un titolo tanto rumoroso quanto redditizio, dimostrando così per l'ennesima volta la sua totale malafede. Naturalmente nell'articolo c'è il solito riassunto delle ultime vicende. La potente macchina disinformativa è ormai autopropellente: infatti il giornalista de "Il Corriere", nel ricordare i fatti accaduti nel bosco il 17 gennaio (il rito e le "botte da orbi"), scinde l'avvenimento in due parti, facendo così credere al lettore che nel mese di gennaio ci siano stati due riti in riva al lago di Vico anziché uno: "In passato, intorno al lago di Vico, furono trovati i segni di un rito satanico. Si è poi saputo che, attorno a quei segni, c'era stata una rissa: qualcuno, infatti, aveva sorpreso i 'satanisti' e, quasi subito, ne era nato uno scontro. I carabinieri - lo si è appreso ieri - effettuarono una nutrita serie di denunce.". Segue, subito dopo, il fatto moltiplicato per due: "Un episodio analogo - non meno inquietante - è stato segnalato, nei giorni scorsi, al 'Corriere' da un sedicente Comitato per la salvaguardia della morale, sarebbe avvenuto durante le notte del 17 gennaio, in riva al lago di Vico".

Nello stesso, lunghissimo, articolo è inoltre riportato il testo di una telefonata anonima di un lettore di Bolsena (un L.B. inconsapevole ?) che ha raccontato al "Corriere" di aver assistito per caso, tempo addietro, a qualcosa che poteva essere una messa nera, visto che anche qui c'erano urla strazianti di una presunta vittima

Sempre sabato 8 febbraio esce un piccolo articolo sulla cronaca locale de Il Tempo che avanza dubbi sull'attendibilità del video arrivato alla redazione del Corriere, riserve che in un primo momento ha espresso anche quest'ultimo organo di (dis)informazione, ma che nella furia di perseverare nel satanico scoop, ha da giorni dimenticato.

Domenica, 09-02-97: Dopo preti e vescovi ci mancava solo l'esorcista. Si tratta dell'ennesima squallida trovata del "Corriere", alla continua ricerca di pretesti per la pubblicazione di satanico pattume. Titolo in prima pagina: "La mappa dei satanisti. L'esorcista si confessa". Titolo interno: "Sesso, droga e alcool. Sono poveri diavoli". Dopo il consueto riepilogo del contenuto del video e delle affermazioni del vescovo Tagliaferri, è riportata un'intervista a don Angelo Bissoni, esorcista ufficiale della diocesi di Viterbo. Questo il testo: "Fino a cinque anni fa i gruppi che praticavano forme di liturgie magiche oscillavano tra i dieci e i quindici. Da allora il fenomeno è cresciuto, sia in quantità che in qualità [...] Da qualche anno a questa parte s'è verificata l'introduzione di elementi di ritualità satanista, probabilmente portati da qualcuno che ha avuto altrove esperienze di questo tipo e che fa delle puntate nella Tuscia, rispolverando i rituali da qualche vecchio manuale. Non parlerei però di vere e proprie messe nere. Più che della diffusione di una cultura satanista parlerei di desiderio confuso di emozioni forti, di evasione, in un cocktail dove hanno un ruolo forte il sesso, l'alcool e la droga. Niente a che vedere con la lucida cultura satanista di certi gruppi di Torino e Milano. Quelli della Tuscia sono "indiavolati poveri" dove l'ignoranza si sposa al disagio [...] il fenomeno per ora è così, ma occorre vigilare perché non diventi terreno fertile per i satanisti veri, per la diffusione di una cultura satanista". Come vedremo, le affermazioni di Don Bissoni, inutili ed opinabili sotto ogni profilo, offriranno un altro appiglio polemica all'ormai inferocito Co.Sa.Mo.

L'articolo prosegue con la segnalazione dei luoghi in cui, in un passato più o meno recente, si sarebbero svolte pratiche demoniache. A dar credito a quanto riportato, ogni paesetto del viterbese sarebbe un covo di adoratori del Maligno: "Ci sono casali abbandonati dove tali liturgie si svolgono con una certa regolarità. Si trovano a Viterbo, sui Cimini, a Soriano, e in un casale sulla strada per Orvieto": Un clima da Santa Inquisizione. Di quella "mappa dei satanisti" annunciata a grandi lettere in copertina (per vendere qualche copia di più), oltre a queste vaghe indicazioni, nell'articolo non c'è nemmeno l'ombra. La sostituisce un ben più modesto "Identikit del satanista viterbese" in cui vengono esposti dati di nessuna rilevanza.

Lunedì 10-02-97: Siamo al culmine dello squallore: il Corriere, fermamente intenzionato a proseguire lo scoop ma a corto di argomenti, tenta pretestuosamente di interpretare le azioni e le motivazioni del Comitato per la Salvaguardia della Morale titolando: "La 'messa nera' filmata dalle vittime d'una violenza".

All'interno il seguente delirio: "Potrebbero essere persone che, in un lontano passato, hanno subito una violenza morale se non fisica, durante una messa nera, ad aver girato il video-shock recapitato nei giorni scorsi al 'Corriere'. È questa un'ipotesi investigativa che viene coltivata con particolare attenzione in queste ore. [...] Resta da capire qual'è raggiungere un casale dove, secondo le loro informazioni, si celebravano le messe nere, e tentare di registrarne le sequenze. Un rifiuto etico, psicologico e religioso dei rituali neri, oppure - ed appare la spiegazione più probabile - la volontà di richiamare l'attenzione su un fenomeno che, se non controllato, potrebbe provocare un grave stato di sofferenza a tante persone ?". Il Freud di turno si rivela abbastanza scaltrito nel fare illazioni su moventi psicologici che avrebbero spinto alcuni cittadini a creare il Co.Sa.Mo., ma è cieco come una talpa di fronte al confuso fanatismo religioso del Co.Sa.Mo.

Lo stesso giorno esce su "Il Tempo" un articolo titolato: "Riti satanici: la Digos sapeva" in cui si accenna in modo poco chiaro all'operato delle forze dell'ordine. Si sostiene cioè che la Digos, la notte tra il 14 e il 15 luglio '96, avrebbe ricevuto le telefonate di alcuni cittadini denuncianti lo svolgimento di loschi incontri notturni in un cascinale a Castel d'Asso. Trovato il casale, sarebbero partite delle indagini che, a parte alcune fotografie scattate all'interno del casale, non avrebbero prodotto alcun risultato. Ora, è vero che qualcuno quella sera ha telefonato alla polizia (naturalmente si trattava di Luther Blissett) ma questa, forse pensando ad uno scherzo, non si è recata sul luogo se non all'inizio del '97. Lo dimostra il fatto che nelle foto scattate dal Corriere nel febbraio '97, dopo la spedizione del video satanico, sul pavimento c'erano ancora i lumini usati per il il rito. Se nel luglio '96 la Digos si fosse davvero recata al casale per fare fotografie ed avviare un'indagine, avrebbe certamente sequestrato i lumini e il resto del materiale. Invece tutto il materiale usato da Luther Blissett per la sua messa-truffa era ancora là ! Vista la patente falsità di questa notizia e la sua mancata pubblicazione nelle cronache degli altri quotidiani locali, viene spontaneo chiedersi in che strani rapporti di confidenza sia Il Tempo con la polizia. Che scambi di "favori" intercorre tra di loro ?

Martedì 11-02-97: Breve articolo del "Corriere di Viterbo" che correla arbitrariamente al video girato da L.B. nel "sinistro casale" un altro cascinale dove in passato si sarebbero consumati riti demoniaci. L.B., che aveva scelto la zona di Castel d' Asso per aver letto anni addietro di un capannone in quella zona dove si riunivano gli adepti di Satana, vede ora, con perversa soddisfazione, crescere di giorno in giorno la psicosi delle messe nere, alimentata dal continuo accanirsi dei media su alcuni fatti privi di nesso arbitrariamente messi in relazione.

Anticipando le mosse successive del fantomatico Co.Sa.Mo., il Corriere asserisce che alle messe nere svoltesi nel capannone avrebbero partecipato alcuni Vip della zona.

 

La lettera della "ragazza sfortunata"

 

Negli stessi giorni in cui "Il Corriere" pubblica questa sfilza di balle, L.B. decide di infierire e spedisce ai tre quotidiani locali la lettera anonima di una studentessa fuori sede che afferma di essere ststa stuprata durante un rituale satanico (chissà, forse proprio quello filmato dal Comitato), lettera firmata "una ragazza sfortunata".

Mercoledì, 12-02-97: Il Corriere di Viterbo titola in prima pagina: "'Sono io la ragazza violentata'. Una lettera agghiacciante". All'interno, per l'occasione, un articolo di due pagine che inizia con un commento alla lettera della studentessa, della quale l'esaltato cronista non mette in discussione l'autenticità: "Coincidenze impressionanti. Forse il 'giallo' del video choc, con le urla strazianti di una ragazza violentata, è vicino alla soluzione". Difficile ora contentenere le risate: "In ogni caso, si tratta di un documento umano che, per forza di verità, ha pochi precedenti. Soltanto una mente sofferente, volendo dar vita ad una vicenda immaginaria, sarebbe capace di concepirla. Difficile che si tratti di uno scherzo." Blissett una mente sofferente? Sofferente sì, ma di mal di pancia, per le risate! Segue il testo integerale della lettera della "ragazza sfortunata", preceduto da un altro commento del cronista: "Di fronte ad un documento come questo, il dovere di cronisti impone (e non c'è spazio per le esitazioni) di pubblicarlo integralmente. Nella sua crudezza, nelle sua nuda umanità". Nella lettera la ragazza introduce la sua incredibile vicenda, parlando di una strana relazione da lei avuta con un ragazzo di Viterbo. Tra i due nasce una intensa storia d'amore, nell'atmosfera inquietante della villa signorile appartenente alla famiglia del ragazzo, in cui lei si è trasferita dopo aver abitato per un certo tempo in una casa di studentesse. I due conducono una vita tranquilla ma in fondo monotona. Per sfuggire alla convenzionalità di una relazione che altrimenti durerebbe ancora per poco, lui le propone l'esperienza di uno scambio di coppia. Lei sulle prime rifiuta, ma, rinfrancata dal fatto che molte colleghe di università, sue confidenti, avevano, con un misto di curiosità e incoscienza, provato l'ebbrezza dell'amore di gruppo, finisce per accettare. Lui, per tranquillizzarla, le da garanzie sul tipo di persone con cui avrebbero praticato lo scambio ("amici di cui io mi fido"). Così una sera, dopo essere stati bendati, insieme all'altra coppia si dirigono in macchina verso una casa di campagna. Durante il tragitto le viene offerto del vino che, a giudicare dagli effetti, si rivelerà sofisticato con del sonnifero (simili beveroni si vedono spesso sortire analoghi effetti su alcuni numeri di Diabolik, o vengono destinati a risolvere problemi di stitichezza della nonna su qualche film di Pierino, di cui L.B. è orgoglioso cultore e fervido divulgatore). La ragazza si ritrova in uno stato di semincoscienza e da quel momento avrà difficoltà a capire quanto le sta accadendo. Di fatto si ritrova in una stanza poco illuminata dove un numero imprecisato di persone (sicuramente più di tre) abusa di lei tra strane litanie e lamenti cantilenanti. Dopo la violenza subita viene riportata in città e scaricata dal ragazzo davanti alla casa di studentesse in cui aveva abitato prima della funesta convivenza. L'ex-fidanzato, divenuto suo aguzzino, la minaccia di non dire a nessuno dell'accaduto, se non vuole che la sua famiglia sia messa al corrente della loro relazione e dello scambio di coppia da lei accettato. Inoltre lui ha amici molto potenti che possono mettere a tacere ogni suo tentativo di denuncia.

La ragazza quindi, dopo aver letto dell'arrivo del video alla redazione del Corriere, si decide a scrivere, anche perché, vista la coincidenza della data in cui sarebbe stato girato il video con la sua terribile vicenda, potrebbe essere lei stessa la vittima le cui "urla strazianti" hanno sconvolto la cristallina coscienza dei giornalisti.

Alla lettera seguono le chiose dell'articolista: "dalla circonvenzione d'incapace alla violenza sessuale, dal furto allo spaccio di stupefacenti, sono molte le ipotesi di reato che, dopo la 'notitia criminis' contenuta nel video choc recapitato a "Il Corriere", impongono agli inquirenti di approfondire la vicenda.". Unico particolare inedito, l'apparire della Madonna al cronista del "Corriere": "Un casale in cui, ancora ieri, erano presenti i lumini rossi [...] le scritte sui muri (Gnoil, Reieg, Solir, Milig), ed anche una vecchia immagine, rappresentante la Madonna incoronata con il bambino". Non c'è dubbio: proprio una visione, visto che nei giorni precedenti nelle cronache del Corriere non si faceva cenno a nessuna madonna, ma qui siamo vicini a Civitavecchia...

Il Tempo, pur scettico, non rinuncia allo strillo in prima pagine: "così mi hanno sacrificata a Satana".

Il Messaggero invece si dimostra più prudente. Pur riportando ampi stralci della lettera della "ragazza sfortunata", nell'articolo non solo solleva fortissimi dubbi sull'autenticità della missiva e, in generale, su tutta la vicenda (video compreso) ma accenna, senza fare nomi, ad un "certo" giornalismo locale fin troppo sensazionalistico.

Giovedì 13-02-97: Il Corriere titola in prima pagina: "C'è gente influente che protegge i satanisti", e pubblica l'ennesimo comunicato del Co.Sa.Mo. che, oltre ad avvertire il giornale di essere molto vicino a poter esporre al pubblico sdegno alcuni influenti personaggi che accordano protezione ai satanisti, è furibondo per le incaute affermazioni dell'esorcista Don Angelo Bissoni. Le irate parole del Comitato: "Dobbiamo lasciare mano libera a questi 'poveri diavoli' e permettere loro di stuprare le nostre figlie? Dovremmo forse lasciare che il satanismo di serie B, non d'élite, trascini i nostri figli verso la perdizione?". Il Co.Sa.Mo. prosegue accusando don Bissoni di aver teorizzato e distinto tra un satanismo colto e qualificato ("consequenziale") e uno povero, teppistico, istintuale, non qualificato (e "non consequenziale"). Il Comitato è lapidario: "Ad entrambi i gruppi appartengono degli SPREGIATORI DELLA RELIGIONE, ed entrambi sono preda degli istinti più bassi. Sono accumunati da un percorso di sovvertimento di tutto ciò che è giusto, degno, decente, decoroso; che nei primi (i satanisti 'colti') prende le forme di una 'elevazione spirituale', mentre nei secondi, si lascia andare ad eccessi 'non consequenziali'. Dunque resta da vedere cosa è consequenziale per tutti gli altri, le persone perbene. Sicuramente entrambi sono i sintomi della stessa malattia, una malattia delle anime e della società, che va estirpata ad ogno costo".

Con questi fanatici sproloqui del Comitato si conclude l'ottavo articolo consecutivo pubblicato dal Corriere di Viterbo sul tema del satanismo.

 

Le polemiche

 

A questo punto si possono sfruttare le ultime prese di posizione de Il Messaggero, scettico su tutta la vicenda, anche a costo di mettere a repentaglio la truffa, che comunque stava ormai volgendo al termine in quanto già decisa la data della rivendicazione (il 2 marzo).

Luther Blissett, quindi, scrive due false lettere a Il Messaggero locale: una in cui la "ragazza sfortunata" protesta per il trattamento ricevuto da quest'ultimo organo di stampa, l'altra di una tale "Alessia Negro" che lamenta la presa di posizione del Corriere di Viterbo su una vicenda dai contorni così poco definiti, sostenendo che non è possibile dare tanta rilevanza a prove, tutto sommato, inconsistenti.

Scopo di Luther Blissett: far divampare la polemica tra il Corriere di Viterbo e Il Messaggero.

Il trucco funziona: entrambe le lettere arrivano alla redazione de Il Messaggero, guardacaso, lo stesso giorno. Domenica 16 febbraio il giornale se ne esce con un articolo in cui si attacca apertamente l'operato del Corriere: "Stupri e messe nere: chi ci gioca?". Il Messaggero ci va decisamente pesante: "Una vicenda che ha dell'incredibile e che tale rimane per l'inconsistenza delle prove addotte. Sembra proprio che sotto tanto fumo ci sia poco arrosto. Una videocassetta contenente praticamente il nulla e una lettera anonima. Su questo è stato costruito il castello di ipotesi che ha portato un quotidiano locale, 'Il Corriere di Viterbo', a montare un caso giudiziario che non è mai esistito": Nell'articolo, al fine di avvalorare la tesi appena esposta, è chiamato in causa anche il capo della digos viterbese, che precisa che il suo ufficio non si sta occupando del caso, affermando oltretutto che "non ci sono riscontri concreti per dar credito alle voci circolanti in questi giorni". Si parla anche del passaggio sul "TgR Lazio" del "video-choc". Si passa alla "ragazza sfortunata" e ad Alessia Negro: "Ieri in redazione sono arrivate altre due lettere. La prima è (ma anche qui il dubbio è legittimo) della solita 'ragazza sfortunata' e rigorosamente anonima che si lagna per come il Messaggero ha trattato l'argomento". Si riporta poi un brevissimo stralcio della lettera in questione: "[Il Corriere di Viterbo] onestamente, ha dato voce e fiducia a chi era quasi convinta di non trovarne". L'articolo seguita così: "La seconda lettera è di un'altra ragazza (stavolta la missiva è firmata), che critica un certo modo di fare giornalismo. 'È mai possibile - dice Alessia Negro - che dei seri professionisti quali sono i cronisti di un quotidiano basino il lavoro di un'intera settimana (estenuante, presumo, sia per il redattore che per il malcapitato lettore) su 'prove' supposte e mai verificate ?'" Senza queste ultime due lettere-truffa, Il Messaggero (che non ha minimamamente sospettato che la lettera di Alessia Negro potesse essere falsa, in quanto "stavolta la missiva è firmata" Ah! Ah! Ah!) non si sarebbe mai deciso a sparare a zero contro il Corriere di Viterbo.

Quest'ultimo due giorni dopo si difende dalle accuse, assumendo posizioni ancor più squallide e trascinando con sé nel ridicolo anche il Questore di Viterbo. L'articolo del 18 febbraio '97 reca il titolo: "Il questore: 'Sulle messe nere non ci gioca proprio nessuno'", e ospita quest'autorevole parere: "Vi sono indagini accurate per inquadrare il fenomeno [...] Nelle indagini di squadra mobile e digos ho inserito anche l'accertamento di eventuali riti, per vedere di portare serenità nelle famiglie che, inaspettatamente, potrebbero trovarsi di fronte ad un fenomeno sconosciuto: quello di figli che, a loro insaputa, frequentano sette, come succede a Bologna" [corsivo nostro]. Il cronista, poi, attacca nuovamente il pippone della preoccupazione dei parroci: "Ragazzi che dopo aver partecipato a 'sedute' e ne hanno riportato traumi gravissimi, sono purtroppo fuori della realtà. C'è allarme.". Siamo alle solite. Il Corriere (s)cambia le voci, le opinioni e le dicerie con i fatti. L'opinione del questore, poi, in netto contrasto, con le dichiarazioni del capo della digos rilasciate a Il Messaggero due giorni prima, rende ancor più divertente tutta la vicenda lasciando credere che ci siano stati dei diverbi anche tra le forze dell'ordine.

Il Corriere riferisce anche di misteriosi resti di riti rinvenuti nelle grotte dei Monti Cimini, notizia mai apparsa negli ultimi due anni della cronaca di viterbo e, probabilmente riguardante fatti avvenuti in un passato remoto, riportati in una forma che li colloca in un allarmante presente, ingannando così, in una sublime vertigine accumulatoria, l'inconsapevole lettore.

Per mantenere il clima di tensione, venerdì 28 febbraio il Corriere pubblica un articolo in cui si dà notizia del ritrovamento di un cane impiccato nei pressi della città di Orte, non troppo lontana da Viterbo. L'improbabile connessione, per dare una valenza esoterica a quest'ultima vicenda, tra il cane impiccato e i rituali magici, sarebbe la presenza di grotte, ad un chilometro di distanza dal luogo del ritrovamento del povero animale, nelle quali, secondo il Corriere, si sarebbero ritrovati dei resti, segno "inequivocabile" di strane presenze: "Scritte, disegni osceni, candele rosse accese in una nicchia, coltelli conficcati alle pareti". Vale a dire che se dei coatti vanno ad ubriacarsi in una grotta, accendono candele per non sbattere la testa sulla roccia, disegnano genitali maschili e femminili sui muri, e sbruffoneggiano coi coltelli, si tratta sicuramente di satanici adepti all'opera.

 

La rivendicazione

 

A metà febbraio Luther Blissett ha contattato anonimamente Loredana Lipperini, una giornalista di "Repubblica", esperta in controculture, per proporle uno scoop: la rivendicazione della "diabolica truffa". Le ha spedito tutto il materiale, video compreso, e ha concordato la data e i termini della rivendicazione: domenica 2 marzo ore 22:40, durante "TV7", il settimanale del "TG1".

Venerdì 28 febbraio arriva alle redazioni dei quotidiani il comunicato di Luther Blissett che annuncia la rivendicazione televisiva di domenica. Sabato 1 articoli su Il Manifesto, Il Messaggero e Il Giornale un articolo annunciano che la truffa sarà svelata l'indomani, con succulenti particolari in anteprima.

Domenica sulle pagine locali de Il Messaggero di Roma e di Viterbo appare un articolo a caratteri cubitali: "Satanisti e stupri: la grande beffa" contenente i dettagli della truffa dalla comparsa del video in poi, un' intervista a un Luther non viterbese e un articolo addirittura firmato da "Luther Blissett" (il giornalista si è divertito a impersonificare Luther). Peccato che al Messaggero non si siano accorti di essere coinvolti, seppure in maniera minore, nella truffa. Il Tempo esce con un articolo breve dai toni smorzati. È chiaro, per loro, l'imbarazzo nell' affrontare per esteso l'argomento. In coda al "TG 1" delle 20.00 si annuncia che la sera stessa su "TV7 " verrà rivelata la truffa delle sette viterbesi. Ore 22.40 inizia "TV 7". E finalmente, in coda ecco il servizio di 4 minuti curato da Loredana Lipperini e Gianluca Nicoletti. Vengono mandati in onda i titoloni dei giornali viterbesi, e alcuni frammenti dei servizi sul "Tgr Lazio" e su "Studio Aperto". Appare la giornalista di "Repubblica" che annuncia che il tutto è una beffa, e che l'autore è nientepopodimeno che Luther Blissett, noto guerrigliero dell'informazione. Alla fine del servizio Gianluca Nicoletti introduce le immagini conclusive del video che mostrano i protagonisti mentre si abbandonano ad una chiassosa ridda, o meglio tarantella. Queste immagini sono successive alle urla della ragazza, laddove si interrompeva la versione recapitata al Corriere di Viterbo. Quest'opera di prevenzione si è rivelata indispensabile.

Lunedì 3 marzo, infatti, il Corriere di Viterbo, disperato per la colossale truffa ai suoi danni, per due pagine intere, cerca pateticamente di organizzare la difesa nel modo che ormai gli è consueto: intervistando nuovamente i parroci. Le nuove dichiarazioni riportate risultano ancor più ridicole delle precedenti. La forma dell'articolo, partendo dalle affermazioni dei parroci, sempre di carattere generale e/o teologico, adotta una tecnica di assemblaggio tutt'altro che brillante. Racconti di "persone fidate", atti di teppismo giovanile, confessioni anonime di ragazze spaventate, voci che circolano, opinioni, luoghi ipotetici.

Nella interminabile autoperorazione, il Corriere affonda, deciso, con l'articolo: "Nessuno Scoop. È solo cronaca." in cui difende il proprio operato giornalistico: "Se è stato tutto un bluff di Luther Blisset [sic] complimenti a lui. Ha beffato tutti non solo noi" e per difendersi dalle accuse mosse da Il Messaggero: "I fatti vanno separati dalle opinioni, ma ormai l'hanno dimenticato tutti. Nel nostro articolo c'erano solo i fatti" quasi a voler dire che, nel caso del Messaggero, tentare di interpretare la realtà esprimendo dubbi (poi, tra l'altro confermati) è giornalisticamente scorretto. Il pezzo prosegue poi facendo riferimento alla pubblicazione anche da parte de Il Messaggero e de Il Tempo della lettera della "ragazza sfortunata": "I giornali romani, viterbesi d'importazione, facevano la stessa cosa, pubblicavano la lettera, ma invitavano al 'buon senso' (sic)". Il bello viene quando l'articolista arriva al piccione impiccato "che invece Luther Blisset [sic] dice di non aver mai immolato al grande altare della beffa satanica. Noi non ce l'abbiamo messo", e come uno scoreggione abituale è solito attribuire ad altri i miasmi dei propri visceri...

Nell'arrancante autodifesa, si arriva a teorizzare l'assurdo: "perché non pensare ad un lavoro di 'intelligence' degli stessi adoratori del demonio per convincere mass-media e investigatori di aver preso una 'bufala' dietro l'altra da due anni a questa parte?". Segue una breve "storia" di Luther Blissett, dopo la quale si arriva a velate minacce di azioni legali contro il medesimo.

Insomma, prima i complimenti a Luther, infine le minacce. Eppure il peggio deve ancora arrivare: "risulta che il Comitato per la Salvaguardia della Morale esiste davvero a Viterbo e che molte persone hanno subito sulla propria pelle le conseguenze devastanti della partecipazione a riti demoniaci". Qui siamo in pieno delirio. Prima si sostiene che la truffa è riuscita, poi, si afferma che il Comitato, che ha fatto recapitare il video al "Corriere", non è frutto della fantasia di Luther Blissett? Non c'è alcun dubbio: Il Corriere è in un vicolo cieco.

A questo punto L.B., impietosito da tanta disperata perseveranza, decide di contattare telefonicamente uno qualsiasi dei reduci della satanica sòla. Quello che segue è grossomodo la trascrizione della telefonata in redazione:

Corriere: Pronto?

Luther: Pronto. Sono Luther Blissett.

Corriere: Ah......[10 secondi di silenzio] ehm...che desidera ?

Luther: Per quanto tempo avete intenzione di continuare a pubblicare questo ciarpame ? Lo volete capire sì o no che il comitato per la Salvaguardia della Morale non esiste ?

Corriere: Ah! Ah! Ah! Noi invece col nostro giornale possiamo dimostrare che esiste.

Luther: Si? Bene! "Ah! Ah! Ah!". Dovete sapere che ogni comunicato del Comitato da voi pubblicato contiene dei riferimenti criptati ad un altro testo. Negli scritti del Comitato ci sono parole e frasi ricavate da un testo preesistente. In qualsiasi momento possiamo decidere di spedire tutto ad un altro giornale, sputtanandovi definitivamente. E vi assicuriamo che il testo in questione è MOLTO ridicolo [si tratta della sceneggiatura del film splatter Il bosco 1 di Andrea Marfori].

Corriere: Ah...Ehm...forse è meglio se le dò il numero di telefono del direttore... Sa, io non mi occupo direttamente di questa vicenda.

 

[Luther Blissett telefona al direttore del "Corriere di Viterbo"]

Dirett.: Pronto ?

Luther: Pronto. Sono Luther Blissett.

Dirett.: Ah......[10 secondi di silenzio] ehm...cosa vuole ?

Luther: Ma vi rendete conto che continuando a scrivere queste cretinate vi state mettendo nella merda da soli?

Dirett: Veramente... noi, nell'articolo abbiamo fatto i complimenti a Luther Blissett.

Luther: NO ! VOI AVETE DETTO CHE IL COMITATO PER LA SALVAGUARDIA DELLA MORALE ESISTE ! E poi non ci interessano i complimenti. Avevamo intenzione di spedirvi del materiale per tirare in ballo anche gli altri giornali ma ora, non so se lo faremo. [segue spiegazione riguardo i riferimenti criptati]. Se nei prossimi giorni continuerete su questo tono useremo le altre testate per screditarvi definitivamente.

Dirett.: No...no... per carità !

Luther: Bene, vi spediremo le prove di false lettere spedite agli altri organi di stampa viterbese. Confidiamo in un loro proficuo utilizzo, a nostro e vostro vantaggio.

 

Il Corriere di Viterbo non si azzarderà più ad affrontare l'argomento e non utilizzeà il materiale spedito da Luther Blissett temendo nuove polemiche o forse un nuovo tiro mancino.

Il Tempo, uscito malconcio da tutta la vicenda, dopo aver ricevuto un fax spedito a stampa locale e nazionale in cui si rivendicava nei dettagli la truffa, pubblica un articolo (4 marzo '97) che ospita le patetiche dichiarazioni del Questore di Viterbo che tenta di rattoppare le figuracce fatte con le dichiarazioni al Corriere (a cui, forse, ha tolto il saluto, visto che l'articolo è apparso solo su Il Tempo).

Un ultima considerazione: Luther Blissett non ha mai voluto dimostrare che a Viterbo non siano esistiti dei satanisti. I media però nel periodo che va dal febbraio 1996 al febbraio 1997 hanno riportato solo le balle propinate da Blissett. In lasso di tempo, a parte le "opinioni" (e non i fatti) di qualche prete, i giornali non hanno riportato nessun evento satanico che non fosse stato architettato da Luther Blissett. Eppure in passato, con una certa scansione periodica, apparivano notizie sul satanismo nella Tuscia, ad esempio la misteriosa setta satanica chiamata E.A. e i suoi rituali a base di fango, i rilevamenti bancari che i satanisti facevano per indagare sul patrimonio dei novelli adepti, gli astarottiani a Viterbo etc...

La nostra opinione quindi è che il materiale propinato da Luther Blissett abbia in qualche modo saturato una probabile sete di satanica informazione. In parole povere, è legittimo sospettare che durante il periodo di balle blissettiane il Corriere di Viterbo non abbia avuto bisogno di inventare balle di propria iniziativa.

 

 

 

Luther Blissett Project

Comando unificato dell'Etruria Meridionale

Marzo 1997