Da "La Repubblica" di lunedì 11 dicembre 1995, prima pagina della sezione "Cultura"

E IL COMPUTER CREÒ IL PANICO

Luther Blissett è un fantomatico gruppo di viaggiatori telematici che porta scompiglio nelle reti
A farne le spese tivù e giornali
Che cosa vogliono, e soprattutto che c'è dietro alle loro azioni di pirateria?
Confezionano notizie false ma credibili
Sembrano usciti da un racconto di Borges

 

di Loredana Lipperini

In apparenza questa è la storia di due libri e di due polemiche scoppiate in seno alla stessa casa editrice, quella di Alberto Castelvecchi, votata da qualche anno alla causa delle cosiddette controculture.

Il primo libro è un pamphlet di Renzo Paris, "Romanzi di culto", calcolato attacco ai critici letterari (anzi, ai "biechi recensori") giudicati incapaci di comprendere "la nuova tribù dei narratori", da Brizzi alla Balestra, Tamaro inclusa. Risultato: i biechi recensori non fanno una piega, la nuova tribù reagisce malissimo, o per lo meno reagisce una delle "tribù" più interessanti, che non produce letteratura ma mitologia, e che va sotto il nome collettivo di Luther Blissett.

Accostato (con simpatia) da Paris alle esperienze del '68, Luther gli da, per vie telematiche, del cialtrone e del bisnonno. Fin qui, nulla di sorprendente. Meno prevedibile, invece, la seconda polemica: proprio dalla penna di Luther Blissett esce in questi giorni un altro saggio, ancora per Castelvecchi, dal titolo "Mind Invaders" (pagg.147, lire 14000). A pochi giorni dalla distribuzione del libro, un fax inviato a giornali e radio private attacca l'editore per una serie di inesattezze contenute nella retrocopertina, e invita gli acquirenti a restituirla chiedendo il rimborso della spesa. La firma è quella dell'autore: Luther Blissett.

Attenzione a non rincorrere nello stesso errore di Paris, e ad attribuire a Luther Blissett la logica delle correnti e dei gruppuscoli che fu del passato movimento studentesco. Il Luther che contesta il libro non entra in contrasto con il suo omonimo, ma lo affianca: perché è la stessa "persona". Da quella che sembra una scaramuccia interna, insomma, emerge il reale disegno del Luther Blissett Project: costruire una personalità multipla, azzerare il concetto di identità e favorire il "meticciato" culturale proprio negli anni in cui le identità forti sembrano riemergere con prepotenza.

In questo senso, il Luther Blissett Project è il tentativo più clamoroso compiuto dalle culture recenti di ribaltare l'esistente, portando all'apice tutte le esperienze precedenti: la fuga dal centro messa in atto dalle posse e dai centri sociali occupati, il rifiuto del copyright e la libera pirateria dei rappers, la comunicazione orizzontale e la fluidità individuale dei navigatori telematici (in rete si usano, come è noto, identità fittizie). Ma dentro si ritrova anche altro: l'esperienza del surrealismo e del situazionismo, quella di Fluxus e quella della Mail Art, che anticipò l'idea di informazione "democratica" di Internet con la creazione di una "rete" postale planetaria.

È all'interno della Mail Art che Luther Blissett, dal nome (vero) di un calciatore del Watford, diventa un "multiple name" cui corrisponde un'immagine ugualmente collettiva, dal momento che il ritratto ufficiale di Luther è stato realizzato assemblando decine di fotografie. Il "multiple name" è a disposizione di chiunque intenda usarlo per firmarsi e rivendicare iniziative, e ha due scopi: quello di garantire riservatezza ai singoli, come gli schiavi sconfitti in "Spartacus" di Stanley Kubrick, che dichiaravano a Crasso di chiamarsi tutti Spartacus. E quello di creare mitologie intorno al progetto, attribuendo a quel che appare un singolo miriadi di eventi: pratica a cui non furono estranei i pitagorici e i Rosacroce.

Le azioni di Luther Blissett si dividono dal 1994 ad oggi fra trentadue diversi paesi. Sono azioni di "panico mediatico": in pratica, allegre razzie all'interno dei mezzi di informazione, compiute attraverso un accorto studio delle leggende metropolitane e del concetto di "notiziabilità" e realizzate con l'invio di notizie false, ma credibili, a giornali e televisioni. In Italia, la prima a cadere nell'inganno è stata la trasmissione "Chi l'ha visto?", che Luther ha adescato con la presunta scomparsa del presunto ex- punk Harry Kipper mentre tracciava la parola "Art" in mountain bike in quel di Udine. Hanno subito la stessa sorte non pochi quotidiani che hanno dato credito a confessioni di teppisti di Riccione e di prostitute sieropositive, scivolando infine nella psicosi opposta: la falsa notizia della presenza a Bologna di Naomi Campbell è stata attribuita a Luther, che in questo caso era invece assolutamente estraneo.

Sembra goliardia, e invece nasconde una strategia: "infettare" i network cui è possibile accedere introducendo in essi e nell'immaginario collettivo voci incontrollabili. Se è proprio necessario trovare un riferimento, non è con gli eventi "creati" dai situazionisti: perché Debord era in fin dei conti un propugnatore di verità, sia pure rivoluzionaria, mentre Luther Blissett dichiara di "essere" una menzogna. Semmai il punto di contatto è con il Borges di "Finzioni", dove lo scrittore descrive il pianeta Tlon: un mondo inesistente cui basta credere per farlo vivere. O per farlo, come in questo caso, autodistruggere.

 


Nella stessa pagina, un box dedicato alla questione "genealogica":

GUY DEBORD IL PADRE RINNEGATO

[i titolisti sono delinquenti freudiani! N.d.LB.] - Fra il situazionismo, il punk e il cellulare [sì, quello della Celere! N.d.LB.]

Lo hanno definito Guy The Bore, Guy il noioso: in un pamphlet uscito nel gennaio di quest'anno, poco dopo la morte di Debord, Luther Blissett ha preso definitivamente le distanze dal controverso padre dell'Internazionale Situazionista cui, pure, viene accostato con frequenza. E non è il primo caso: pochi anni fa, il critico musicale americano Greil Marcus occupò gran parte delle cinquecento pagine di "Tracce di rossetto" per dimostrare la continuità esistente tra situazionisti e punk.

Che del termine situazionista si abusi (soprattutto se riferito all'analisi fatta da Debord sulla società dello spettacolo) è un fatto. Ma è anche un fatto che esistano alcuni punti di contatto fra il gruppo di Debord e molti movimenti controculturali: soprattutto se si pensa a quanto l'IS teorizzò e realizzò solo in parte. L'Internazionale Situazionista nasce in Francia nel 1957, con l'intenzione di distruggere "l'idea borghese della felicità" e di ampliare "la parte non mediocre della vita" attraverso la "costruzione di situazioni": ovvero, scrive Debord nel 1957, "ambienti momentanei di vita, di qualità passionale superiore".

Tre le pratiche indicate: l'Urbanesimo Unitario (la teoria è quella dei quartieri-stati d'animo, secondo cui ogni quartiere dovrebbe provocare un sentimento), la "nuova architettura" (che giochi sempre sugli effetti "di atmosfera" dei luoghi) e la psicogeografia (attività già nota ai surrealisti, ma anche a Thomas De Quincey e ai templari), che consiste nell'osservazione attiva "degli agglomerati urbani di oggi".

Nei fatti, però, la vicenda dell'Internazionale Situazionista si consumò in un susseguirsi ininterrotto di scomuniche ed espulsioni, finché l'organizzazione si ridusse a due membri, Guy Debord e Gianfranco Sanguinetti, e si sciolse nel 1972. Lasciando, però, eredità significative: dalla sezione tedesca SPUR, espulsa nel 1962, nacque a Berlino Ovest la Kommune 1 che radunò attorno a sé moltissimi giovani. L'ex-membro olandese dell'IS, Constant, ebbe un ruolo chiave nel noto movimento Provo di Amsterdam. Dalla sezione inglese si formò il gruppo King Mob, di cui fu simpatizzante Malcolm McLaren e cui il punk fu effettivamente debitore. E in un punto Luther Blissett, con diverse motivazioni, si avvicina a "The Bore": proprio, cioé, nell'attività psicogeografica, cui Luther invita dalle trasmissioni radiofoniche di cui è titolare in diverse emittenti private, e cui altri Luther si dedicano, percorrendo, cellulare alla mano, la notte cittadina.

L.L.