LETTERA APERTA A ENRICO BRIZZI

Attento, Brizzi, che ti fottono. Dopo "Il Manifesto", "L'Espresso", "La Repubblica" e "Cuore", somigli a un piatto di tagliatelle alle erbe con salsa alla melagrana. Impastano la farina del tuo sacco con le uova rotte dei loro panieri, aggiungono un pizzico di sale e una cucchiaiata di aromi (da "Rebel Without A Cause" a "Il tempo delle mele"), lavorano energicamente per ottenere da te una pasta soda ma elastica, senza mai far dimenticare che SONO LE LORO MANI A MODELLARLA; poi pongono il tutto nei loro capaci frigoriferi, quelli che i tuttologi usano per raffreddare a getti di Cultura ogni bollore contestatario; scrittorucoli per gggiovani (ricordi Telecalifornia?) avviano intanto il condimento, riducono la tua carne a dadolata fine, la infarinano leggermente e la rosolano nel burro delle "nuove leve"; salano, pepano, irrorano con un po' di citazioni, mentre il tuo editore dichiara che È TUTTO MERITO SUO, perché in fondo il libro è come se lo avesse scritto lui,telecomandandoti; quindi incoperchiano e ti cuociono a fuoco - manco a dirlo- moderato. Poi uniscono un cucchiaino di panna per legare le salsine, ti passano nell'apposita macchinetta e ricavano delle sfoglie sottili, le lasciano asciugare per breve tempo (senza farle seccare, sennò tutto quel giovanilismo diventa invendibile), quindi le tagliano con l'apposita trafila, le lessano al dente (magari uno dei canini che ti hanno tolto per non lasciarti morderli), le scolano e le servono. Si consiglia un bianco giovane dal gusto sapido, con profumo floreale.

"Coloro di cui si parla volentieri sono i ribelli più felicemente spettacolari, I RIBELLI CHE SI AMA ODIARE, poi si ha la disonestà di mostrarsi delusi dal loro conformismo, senza il quale, precisamente, non si sarebbe mai accettato di costituirli pubblicamente in innovatori. Così la cultura dominante gioca con la sua contraddizione centrale: il bisogno e il terrore di una novità che sarebbe la sua morte" - Internationale Situationniste, n.6, agosto 1961.

Liberati da questa morsa, l'immaginario da "punk parrocchiale" a cui ti vogliono inchiodare fino al prosciugamento della tua vena non è poi dissimile da quello "cattolico franco-canadese" che guidò Kerouac fino al fondo del suo vicolo cieco. Salvati. L'alternativa alla sovraesposizione non è un mutilante anonimato, non è un neofrancescanesimo post rivoluzionario: ci sono tante vie di mezzo tra Salinger e Sgarbi, che possono essere la giocosa invisibilità di Thomas Pynchon, la sardonica irrisione di Frank Zappa, il cerebrale distacco di Robert Fripp, le periodiche staffilate di Guy Debord... Sono fantasmi anche questi, come quelli che popolano le recensioni di "Jack Frusciante...", ma sono spettri che appaiono quando lo vogliono, non quando lo vogliamo noi o lo vuole il caso che porta un recensore piccinino piccinino a far scoccare la propria balestra per scrivere una cazzata. Un altro romanziere, l'inglese Stewart Home, ha dichiarato in una intervista: "Voglio essere il pilota invisibile nel mezzo della bufera pop-olare, non un qualsiasi gonzo impaurito dall'idea che la barca affondi, il cui benessere dipende da quanto riesce a compiacere tutti gli altri buffoni che si muovono nell'Art System". Di questo c'é bisogno, non di altre stars di merda, di equivalenti "alternativi" di Ambra, di nuovi rappresentanti del mondo giovanile, di pseudo-nihilisti da gelateria, di parassiti della voglia di vivere, di carne da macello per i sociologi. Sàlvati, Brizzi. Chi mai può farlo se non il vecchio Alex?

 

Luther Blissett '70, Bologna, 5 settembre 1994.